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Acque reflue urbane: nuova direttiva in arrivo?

di Miriam Viviana Balossi

Categoria: Acqua

La Direttiva 91/271/CEE del 21 maggio 1991 concerne il trattamento delle acque reflue urbane (Urban Waste Water Treatment Directive, UWWTD), con particolare riguardo alla raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue urbane, nonché al trattamento ed allo scarico delle acque reflue originate da taluni settori industriali, al fine di proteggere l’ambiente da possibili danni che da queste possono derivare.

Poiché la Direttiva è ormai datata ed attualmente in corso di revisione, il presente articolo intende dar conto dello stato di aggiornamento e della portata delle principali novità della nuova Direttiva.

 

La Direttiva 91/271/CEE

Scopo di questa direttiva è quello di proteggere l’ambiente dalle ripercussioni negative provocate dagli scarichi di acque reflue.

Il suo principale obbligo consiste nel realizzare sistemi di trattamento e di raccolta (reti fognarie) delle acque reflue per tutti gli agglomerati, in funzione delle dimensioni e dell’ubicazione degli stessi, secondo limiti temporali che variano in funzione del grado di rischio ambientale dell’area in cui avviene lo scarico e della potenzialità dell’impianto o dello scarico, espressa in abitanti equivalenti (A.E.).

I principali adempimenti connessi con la Direttiva 91/271/CEE riguardano i controlli sugli scarichi delle acque reflue per verificare il rispetto dei limiti tabellari e, quindi, la conformità alle norme di emissione; la designazione delle aree sensibili; l’adeguamento tecnologico degli impianti di depurazione e delle reti fognarie entro il 31 dicembre 2005. Tale data ha rappresentato il termine ultimo stabilito dalla Direttiva per completare la realizzazione dei sistemi di fognatura e depurazione a servizio di agglomerati con carico generato maggiore o uguale a 2.000 abitanti equivalenti (A.E.) e per l’adeguamento tecnologico degli impianti esistenti ai nuovi standard qualitativi previsti per gli scarichi idrici e agli obiettivi di qualità ambientale previsti dalla normativa per i corpi idrici recettori.

A tal fine, la Commissione Europea ha verificato i progressi realizzati dagli Stati Membri in materia di depurazione e collettamento, attraverso la periodica richiesta di informazioni in ordine agli agglomerati di consistenza pari o superiore a 2.000 A.E., riguardanti il grado di copertura fognaria e depurativa, il funzionamento e la conformità degli impianti di trattamento, lo smaltimento dei fanghi di depurazione.

Sebbene la Dir. 91/271/CEE si sia dimostrata estremamente efficace nel ridurre l’inquinamento idrico e migliorare il trattamento degli scarichi di acque reflue negli ultimi trent’anni, la revisione in corso mira ad aggiornarla ampliandone l’ambito di applicazione e allineandola agli obiettivi del Green Deal europeo.

 

La nuova Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane

Al fine di gestire il problema dell’inquinamento proveniente dai piccoli agglomerati, il legislatore europeo ha ampliato l’ambito di applicazione della direttiva a tutti gli agglomerati con 1.000 abitanti equivalenti (A.E.) o più, rispetto ai 2.000 A.E. dell’attuale direttiva.

E’ stato inoltre convenuto che l’obbligo di realizzare reti fognarie per le acque reflue urbane dovrebbe essere esteso a tutti gli agglomerati con 1.000 A.E. o più: il termine per conformarsi a tale obbligo è stato posticipato dal 2030 al 2035 al fine di concedere tempo sufficiente per adeguarsi ai nuovi requisiti. In merito sono previste una serie di deroghe, anche per gli agglomerati più piccoli che scaricano nelle zone costiere, per gli scarichi in aree meno sensibili e per gli Stati membri che hanno aderito all’UE più di recente, come la Romania, la Bulgaria e la Croazia.

Il testo, nella sua attuale versione, fissa i termini entro cui gli Stati membri devono elaborare un piano integrato di gestione delle acque reflue urbane che comprenda gli agglomerati con oltre 100.000 A.E. entro il 2033 e gli agglomerati a rischio con un numero di A.E. compreso tra 10.000 e 100.000 entro il 2039 (tali piani integrati di gestione saranno riesaminati almeno ogni sei anni).

Il Consiglio e il Parlamento hanno esteso l’obbligo di sottoporre le acque reflue urbane a un trattamento secondario (ossia la rimozione della materia organica biodegradabile) prima dello scarico nell’ambiente a tutti gli agglomerati con 1.000 A.E. o più entro il 2035; inoltre hanno allineato le soglie e i termini per il trattamento terziario (ossia l’eliminazione dell’azoto e del fosforo) e il trattamento quaternario (ossia l’eliminazione di un ampio spettro di microinquinanti). Entro il 2039 e il 2045, rispettivamente, gli Stati membri dovranno garantire l’applicazione del trattamento terziario e quaternario negli impianti di maggiori dimensioni che trattano un carico di 150.000 A.E. o più, con traguardi intermedi nel 2033 e nel 2036 per il trattamento terziario e nel 2033 e 2039 per il trattamento quaternario.

Per coprire i costi aggiuntivi derivanti dal trattamento quaternario e in linea con il principio “chi inquina paga”, i produttori di prodotti farmaceutici e cosmetici che provocano l’inquinamento delle acque reflue urbane con microinquinanti dovrebbero contribuire almeno all’80% dei costi di tale trattamento supplementare mediante un regime di responsabilità estesa del produttore.

Infine, l’UE ha ritenuto che il settore del trattamento delle acque reflue urbane potrebbe svolgere un ruolo significativo nel ridurre notevolmente le emissioni di gas a effetto serra e conseguire così l’obiettivo di neutralità climatica. A tal fine è stato introdotto un obiettivo di neutralità energetica, ovvero che, entro il 2045, gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane dovranno produrre energia da fonti rinnovabili, in base ad audit energetici periodici, con traguardi intermedi progressivi.

 

Gli ultimi passaggi …

Mercoledì 10 aprile 2024 il Parlamento Europeo, in sessione plenaria, ha approvato l’accordo interistituzionale sulle nuove norme dell’Unione Europea per la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane.

Con 481 voti favorevoli, 79 contrari e 26 astensioni, il Parlamento ha adottato l’accordo raggiunto con il Consiglio il 29 gennaio 2024 sulla revisione delle norme dell’UE in materia di gestione delle acque e di trattamento delle acque reflue urbane. In quella sede, Parlamento e Consiglio avevano, infatti, raggiunto un accordo politico provvisorio sulla proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, uno dei principali risultati del piano d’azione dell’UE per l’inquinamento zero.

Toccherà adesso anche al Consiglio approvare formalmente l’accordo prima che possa entrare in vigore.

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