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Animali: randagismo e vivisezione

di Paola Rossi

Categoria: Animali

Il problema del maltrattamento e dell’abbandono degli animali apre un tema di attualissima discussione legislativa tanto che ad oggi (in data 5 luglio 2012) la Commissione Politiche dell’Unione europea proseguirà l’esame congiunto del ddl n. 3129 Legge comunitaria 2011, già approvato dalla Camera, e della petizione n. 1421 contro la vivisezione dei cani.

La Direttiva europea, in via di recepimento in tutti gli stati membri, vuole proibire le adozioni internazionali verso quei paesi in cui non esistono condizioni di reciprocità e garanzie di tracciabilità. Tale intervento nasce dall’esigenza di evitare che i cani e gatti randagi o spariti o falsamente adottati, vengano esportati in massa e ridotti in cavie, per gli scopi più oscuri e diversificati.

La lotta contro la vivisezione è diretta a scongiurare quei casi come Gree Hill (recentissima è la sfilata del corteo per la chiusura del lager di Montichiari in cui sono allevati 2500 Beagle all’anno per esperimenti farmaceutici) o come il massacro cruento di cani e gatti innocenti, avvenuto in Ucraina e Polonia per “ripulire” le strade per gli Europei di calcio.

La vigente L. 14 agosto 1991, n. 281 obbliga a regolarizzare la posizione del cane e del proprietario riconoscendo l’animale con il tatuaggio o il codice di identificazione.

L’educazione “animalista” e la lotta alla disinformazione è incentivata dalla legge stessa, ma è inevitabile che il buon risultato sia determinato da una collaborazione, ad esempio fra la Pubblica Amministrazione e cittadini, i veterinari e associazioni animaliste.

Il fenomeno del randagismo e il diritto degli animali a vivere e a non soffrire inutilmente è contemplato dalla L. 281/1991 la quale contiene il divieto all’eutanasia dei cani vaganti o randagi e impone a loro il loro tatuaggio. L’applicazione di questa legge è affidata alle Amministrazioni Locali, affinché ne diano attuazione, ma è lo Stato che promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione. Al fine di tutelare la salute pubblica e l’ambiente ed una corretta convivenza fra l’uomo e l’animale lo Stato condanna gli atti di crudeltà, i maltrattamenti e il loro abbandono.

E’ infatti vietata la soppressione, la loro destinazione alla sperimentazione e il ricorso all’eutanasia (ammessa solo se gravemente malati).

In Italia è compito della Regione l’istituzione dell’anagrafe canina, volta ad identificare e registrare gli animali d’affezione e di monitorarne il loro comportamento sul territorio.

Sono stati previsti, dal Comune e Comunità montane, svariati interventi per il controllo delle nascite (Circ. 10 marzo 1992, n. 9) per contenere l’espandersi della popolazione dei cani e dei gatti, attraverso la sterilizzazione presso i servizi veterinari delle ASL o da parte del proprietario (o detentore) a proprie spese.

Per quanto riguarda i cani vaganti è stato imposto il tatuaggio (attualmente il sistema utilizzato di identificazione è quello elettronico, mediante l’utilizzo di microcip) e la restituzione al proprietario oppure vengono ospitati presso apposite strutture se non reclamati. I Comuni si occupano della gestione e risanamento dei canili (direttamente o tramite associazioni animaliste o zoofile), della gestione sanitaria con le ASL e del controllo del randagismo (attivandosi per la cattura dei vaganti).

La legge quadro limita anche il fenomeno del randagismo felino, attraverso l’intervento del Comune che con l’ASL organizza i controlli, la sterilizzazione e la loro rimessa in libertà, mentre la soppressione, come già detto, è prevista solo in caso di grave malattia o se incurabili.

L’inadempimento agli obblighi di legge sono puniti con le seguenti sanzioni amministrative: l’abbandono di cani, gatti o animali custoditi nella propria abitazione (pagamento di una somma da euro 154 a euro 516), l’omessa iscrizione all’anagrafe canina (euro 77), omette di sottoporre il cane al tatuaggio (euro 51), il commercio di cani e gatti al fine di sperimentazione (da euro 2.582 a euro 5.164).

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