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L’articolo 198 bis ed il suo ruolo innovativo nell’ambito della gestione dei rifiuti

di Elisa Medugno

Categoria: Rifiuti


 
Negli ultimi anni, la gestione dei rifiuti in Italia ha subito una significativa evoluzione, in particolar modo grazie all’introduzione dell’articolo 198-bis nel Decreto Legislativo n. 152 del 2006. Il suddetto articolo, inserito con il Decreto Legislativo n. 116 del 2020, ha segnato una svolta importante nell’approccio normativo del nostro Paese, introducendo il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti (PNGR). Esso risulta essere uno strumento strategico per la pianificazione e la gestione sostenibile dei rifiuti. Questa svolta normativa risponde alle pressioni ambientali sempre più urgenti e alle stringenti direttive europee che richiedono ai Paesi membri di migliorare la loro efficienza nella gestione dei rifiuti e di adottare modelli di economia circolare.

 

L’articolo 198-bis rappresenta il cuore del nuovo quadro normativo, fungendo da perno attorno al quale ruota l’intera struttura legislativa per la gestione dei rifiuti in Italia. Questa disposizione ha rafforzato il quadro delle competenze legislative, delineando un sistema integrato che coinvolge il Ministero dell’Ambiente, le Regioni, le Province autonome e gli enti locali.
 
Il Ministero dell’Ambiente ha infatti il ruolo primario di elaborare un PNGR che stabilisca obiettivi chiari e linee strategiche per una gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti. La definizione di queste linee guida non è un semplice burocrazia, ma rappresenta il tentativo di coniugare le esigenze di sostenibilità ambientale con le necessità operative e di sviluppo delle diverse realtà territoriali del Paese.

 

Il PNGR, strutturato con un arco temporale di sei anni (2022-2028), pone l’obiettivo di guidare le politiche pubbliche e incentivare iniziative private per lo sviluppo di un’economia sostenibile e circolare. Tra i principali macro-obiettivi troviamo la riduzione della produzione di rifiuti, l’aumento del riciclo e del recupero e la minimizzazione dell’uso delle discariche. Tali obiettivi sono in linea con le direttive europee sull’economia circolare, che mirano a “chiudere il cerchio” del ciclo di vita dei prodotti attraverso il miglioramento del riciclaggio e della riutilizzazione delle risorse. In questo contesto, il PNGR non è semplicemente un documento programmatico, ma una vera e propria bussola che orienta l’azione delle Regioni e delle Province autonome, le quali devono conformarsi alle linee guida nazionali nella formulazione dei loro piani di gestione dei rifiuti.

 

Questo quadro normativo innovativo ha introdotto un sistema di competenze multilivello, in cui il livello nazionale è incaricato di fissare le linee guida generali, mentre le Regioni e gli enti locali devono implementare piani specifici basati sulle peculiarità territoriali. Il coordinamento tra i diversi livelli è fondamentale per garantire che le politiche nazionali siano efficaci e coerenti con le esigenze locali.
 
L’interazione tra il livello centrale e i livelli periferici del governo non è priva di complessità, poiché richiede un continuo dialogo e adattamento delle strategie alle specificità dei singoli territori. La collaborazione tra il Ministero e le autorità locali, supportata da tavoli tecnici e gruppi di lavoro, è cruciale per affrontare le sfide della gestione dei rifiuti in modo integrato e sostenibile.

 

Un aspetto centrale del PNGR è la raccolta e l’analisi dei dati sulla produzione nazionale dei rifiuti, suddivisi per tipo, quantità e provenienza. Tale base di dati è fondamentale per identificare le aree critiche e sviluppare strategie mirate che rispondano alle esigenze specifiche delle diverse regioni italiane. L’articolo 198-bis inoltre stabilisce che il PNGR debba fornire una visione nazionale degli impianti di trattamento dei rifiuti, suddivisi per tipo e regione, al fine di individuare le carenze e promuovere interventi mirati a colmare le lacune impiantistiche presenti sul territorio.

 
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Uno degli aspetti più innovativi del PNGR è la promozione dell’uso di tecnologie avanzate e di pratiche sostenibili per il riciclaggio e la valorizzazione energetica dei rifiuti. Questo approccio non solo contribuisce a ridurre l’impatto ambientale, ma favorisce anche lo sviluppo di un’economia più circolare e sostenibile, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. Il concetto di “economia circolare” rappresenta effettivamente una vera e propria rivoluzione rispetto al modello lineare di produzione e consumo che ha dominato l’economia mondiale per secoli. In un’economia circolare, i prodotti sono progettati per durare più a lungo, essere riparati, riutilizzati e, alla fine del loro ciclo di vita, riciclati in nuovi prodotti, riducendo così al minimo lo spreco di risorse.

 

L’articolo 198-bis e il PNGR rappresentano nel loro connubio una riforma strutturale fondamentale per l’Italia. Attraverso l’adozione di un quadro normativo che favorisce la collaborazione tra i vari livelli di governo e l’uso di tecnologie innovative, l’Italia sta facendo passi avanti significativi verso una gestione dei rifiuti più efficiente e sostenibile.
 

Tuttavia l’efficacia di queste politiche dipende in larga misura dalla capacità delle Regioni e degli enti locali di recepire e implementare le linee guida nazionali, adattandole alle peculiarità del loro territorio. Ciò richiede un forte impegno da parte di tutte le istituzioni coinvolte, ma anche un cambiamento culturale che porti cittadini e imprese a considerare i rifiuti non più come un problema, ma come una risorsa da gestire in modo intelligente e sostenibile.

 

L’implementazione dell’articolo 198-bis ha già iniziato a generare un impatto significativo anche in ambito giuridico. Le prime applicazioni giurisprudenziali, in particolare quelle del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia e della Corte Costituzionale, hanno confermato la legittimità del nuovo quadro normativo e hanno evidenziato l’importanza di una gestione integrata dei rifiuti che rispetti i principi stabiliti dal PNGR. I casi giuridici citati sono stati fondamentali per chiarire alcuni aspetti controversi della nuova normativa e per definire i limiti delle competenze dei diversi livelli di governo nella gestione dei rifiuti.

 

Il caso emblematico è quello del Piano Regionale del Piemonte, il primo ad essere adeguato al PNGR. Il piano ha dimostrato come le nuove normative possano essere efficacemente integrate nelle politiche regionali, contribuendo non solo a migliorare la gestione dei rifiuti, ma anche a promuovere pratiche di economia circolare a livello locale. Infatti il Piano Regionale del Piemonte si è distinto per l’adozione di un approccio rivoluzionario che ha coinvolto attivamente tutte le parti interessate, dai cittadini alle imprese, passando per le amministrazioni locali e le associazioni ambientaliste. Ed è proprio tale modello di governance partecipata che ha permesso di sviluppare soluzioni che non solo rispondono alle esigenze normative, ma che sono anche in linea con le aspettative della società civile.

 

Le sentenze emesse finora hanno ribadito la validità delle disposizioni introdotte dall’articolo 198-bis, sottolineando la necessità di una stretta collaborazione tra tutti gli attori coinvolti, dalle autorità centrali a quelle locali, per garantire il successo delle politiche di gestione dei rifiuti. La giurisprudenza ha avuto un ruolo chiave nel chiarire le responsabilità dei diversi livelli di governo e nel garantire che le nuove normative siano applicate in modo uniforme e coerente su tutto il territorio nazionale. In particolare, la Corte Costituzionale ha sottolineato l’importanza di rispettare i principi di sussidiarietà e di proporzionalità nell’attribuzione delle competenze, garantendo che le Regioni e gli enti locali abbiano la necessaria autonomia per adattare le politiche nazionali alle loro specificità territoriali.

 

L’articolo 198-bis del Decreto Legislativo n. 152 del 2006 ha avviato una nuova era nella gestione dei rifiuti in Italia. Attraverso il PNGR, il nostro Paese ha adottato un approccio più integrato e sostenibile, che mira non solo a migliorare l’efficienza della gestione dei rifiuti, ma anche a promuovere l’economia circolare. I primi risultati supportati dalle recenti pronunce giurisprudenziali indicano che l’Italia è sulla strada giusta per affrontare le sfide ambientali del futuro con maggiore consapevolezza e responsabilità.

 

Tuttavia nonostante i progressi compiuti, restano ancora molte sfide da affrontare. Una delle principali difficoltà è rappresentata dal divario tra le diverse regioni del Paese. Mentre alcune regioni del Nord Italia hanno raggiunto livelli di eccellenza nella gestione dei rifiuti, altre regioni, soprattutto nel Centro-Sud, continuano a registrare ritardi significativi nella realizzazione degli obiettivi fissati dal PNGR. Questo divario non è solo il risultato di differenze economiche e infrastrutturali, ma riflette anche le diverse capacità amministrative e la variabilità nell’efficacia delle politiche regionali.

 

E’ risaputo che in alcune aree del Sud la raccolta differenziata stenti a decollare come iniziativa, a causa di problemi organizzativi e di una limitata sensibilizzazione della popolazione. In queste regioni la mancanza di impianti adeguati per il trattamento dei rifiuti e la persistenza di pratiche illegali, come lo smaltimento abusivo, rappresentano ostacoli significativi. Il PNGR prevede specifici interventi per colmare queste lacune, attraverso il finanziamento di nuovi impianti e il rafforzamento dei controlli, ma è fondamentale che queste misure siano accompagnate da un rafforzamento delle capacità amministrative locali e da campagne di sensibilizzazione che coinvolgano attivamente la cittadinanza.

 

Un altro aspetto cruciale è rappresentato dall’innovazione tecnologica. Il PNGR pone grande attenzione sull’adozione di tecnologie avanzate per il trattamento dei rifiuti e la loro valorizzazione energetica. L’implementazione di queste tecnologie richiede però investimenti significativi e competenze specialistiche che non tutte le regioni sono in grado di garantire. Per superare queste difficoltà, è necessario promuovere partenariati pubblico-privato che consentano di attrarre investimenti e di trasferire competenze alle amministrazioni locali. Inoltre la creazione di reti di eccellenza tra le regioni più avanzate e quelle in ritardo potrebbe facilitare la diffusione delle migliori pratiche e accelerare l’adozione di tecnologie innovative in tutto il Paese.

 

La transizione verso un’economia circolare richiede anche un ripensamento dei modelli di produzione e consumo. Il PNGR non si limita a fissare obiettivi quantitativi per la riduzione dei rifiuti, ma incoraggia un cambiamento culturale che coinvolge tutti gli attori della società. Le imprese sono chiamate a ripensare i loro processi produttivi per ridurre l’impatto ambientale, adottando tecniche di ecodesign e promuovendo la riparabilità e la durabilità dei prodotti. Allo stesso tempo, i consumatori devono essere sensibilizzati sull’importanza di ridurre gli sprechi e di adottare comportamenti più sostenibili, come la scelta di prodotti con un minore impatto ambientale e il ricorso a soluzioni di riutilizzo e riciclo.
 

La sfida della gestione dei rifiuti richiede quindi un approccio integrato che tenga conto delle diverse dimensioni del problema, dalle questioni normative a quelle operative, passando per la necessità di un cambiamento culturale e sociale. In questo contesto, l’articolo 198-bis del Decreto Legislativo n. 152 del 2006 rappresenta un passo importante verso un sistema di gestione dei rifiuti più coordinato e sostenibile, capace di rispondere alle esigenze attuali e future del Paese.

 

In conclusione, mentre l’Italia ha compiuto progressi significativi nella definizione di un quadro normativo avanzato per la gestione dei rifiuti, il successo del PNGR e dell’articolo 198-bis dipenderà in larga misura dalla capacità delle istituzioni, delle imprese e dei cittadini di collaborare per raggiungere gli obiettivi fissati. Il futuro della gestione dei rifiuti in Italia si giocherà non solo sul piano tecnico e normativo, ma anche su quello culturale e sociale. Solo attraverso un impegno collettivo e una visione condivisa sarà possibile affrontare con successo le sfide ambientali del nostro tempo e costruire un modello di sviluppo che sia realmente sostenibile per le generazioni future.

 

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