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Stefano Maglia

Stato di attuazione del trattamento delle acque reflue urbane

di Maria Adele Cerizza

Categoria: Acqua

A oltre 25 anni dall’adozione della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane i progressi realizzati per la sua piena attuazione sono notevoli e hanno comportato un miglioramento graduale ma significativo della qualità delle acque europee.
Tuttavia, nonostante l’elevato livello generale di attuazione della direttiva, restano da raccogliere diverse sfide, come ad esempio:

 

  • investire di più nel settore delle acque reflue, per incrementare o mantenere stabile il livello di attuazione; prestare particolare attenzione agli Stati membri che ancora registrano tassi di attuazione bassi e, più in generale, ai trattamenti più stringenti, oltre alla necessità di garantire il buon funzionamento e la manutenzione dell’infrastruttura;
  • migliorare la qualità e il recupero dei fanghi;
  • ridurre gli effetti delle tracimazioni causate dalle piogge violente, che inquinano i corpi idrici con acque reflue non trattate.
  • migliorare i collegamenti tra i requisiti di base della presente direttiva e della direttiva quadro Acque, in particolare laddove detti requisiti non siano sufficienti a raggiungere la conformità agli obiettivi di qualità dell’acqua fissati dalla direttiva quadro Acque;
  • migliorare il riutilizzo delle acque reflue trattate (in caso di scarsità d’acqua), garantendo un’adeguata qualità dell’acqua;
  • ottimizzare il consumo energetico dei sistemi di depurazione, ove possibile con la produzione di energie rinnovabili (ad es., il biogas) negli impianti di trattamento;
  • garantire l’accessibilità economica dei servizi di raccolta e trattamento delle acque reflue, tenendo in considerazione il fatto che gli investimenti necessari in questo settore non riguardano solo i due suddetti servizi, ma includono anche l’approvvigionamento dell’acqua potabile, la protezione dalle inondazioni e la disponibilità di acqua in talune regioni.

 

Questo è quanto emerge dalla “Nona Relazione sullo stato di attuazione e i programmi per l’attuazione della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbani “. Per elaborare la presente relazione, la Commissione ha esaminato la situazione in tutti gli Stati membri basandosi su dati accurati riguardanti l’attuazione, un esercizio reso possibile grazie a un dialogo approfondito con gli Stati membri e al miglioramento degli strumenti informatici utilizzati dalla Commissione e dall’Agenzia europea dell’ambiente.

 

I fondi europei, in particolare il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo di coesione, hanno svolto un ruolo essenziale nell’attuazione delle politiche dell’UE in materia di acque. Il sostegno fornito, che copre gli ultimi due decenni, garantisce sia il finanziamento che la promozione di un quadro politico favorevole: agli investimenti nel settore idrico sono stati destinati 20,7 miliardi di EUR nel 2000-2006 e 21,9 miliardi di EUR nel 2007-2013. Per il 2014-2020 gli investimenti sono incentrati principalmente negli Stati membri con le regioni meno sviluppate. Con stanziamenti sino a 14,8 miliardi di EUR, l’acqua è il settore più importante della politica di coesione.

Gli investimenti principali riguardano il trattamento delle acque reflue e l’approvvigionamento di acqua potabile, seguiti da investimenti nella conservazione dell’acqua, nella prevenzione dalle inondazioni e altre questioni connesse all’acqua. Il sostegno garantito funge da leva per altri finanziamenti privati ed è integrato da altre fonti di finanziamento dell’UE, come il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, LIFE e Orizzonte 2020. La maggior parte della dotazione disponibile, circa 10 miliardi di EUR, è destinata alle infrastrutture di trattamento delle acque reflue, inclusa la costruzione o la ristrutturazione di impianti e reti fognarie; parte dei finanziamenti è invece destinata alla gestione dei fanghi.

Nel periodo 2014-2020 gli Stati membri dovrebbero garantire il collegamento a impianti di trattamento delle acque reflue, nuovi o ristrutturati, per 17 milioni di persone, che andrebbero ad aggiungersi ai 7 milioni di persone collegate tra il 2007 e il 2013. La politica di coesione offre inoltre un quadro politico per lo sviluppo regionale integrato, in partenariato con attori che operano sul campo, che include requisiti per il finanziamento. Per garantire che le risorse vengano utilizzate nel migliore dei modi, gli investimenti devono essere basati sui piani di gestione dei bacini idrografici elaborati dagli Stati membri, come stabilito dalla direttiva quadro Acque. Inoltre, per assicurare la sostenibilità finanziaria dei progetti, sono necessarie politiche in materia di tariffazione dell’acqua che prevedano opportuni incentivi per un utilizzo efficiente delle risorse idriche.

Ne è un esempio, che dà seguito al principio “chi inquina paga”, l’introduzione di un adeguato contributo proveniente dai diversi usi dell’acqua e destinato al recupero dei costi dei servizi idrici. Anche questa “condizionalità ex-ante” ha potenziato l’attuazione della direttiva.

 

Nel 2014 la Commissione ha avviato una serie di indagini relative alla maggior parte dei paesi che hanno aderito all’UE a partire dal 2004, seguita, nel 2016 e 2017, da procedimenti di infrazione nei confronti dei paesi inadempienti. Per gli Stati membri che hanno aderito all’UE prima del 2004, le violazioni rilevate hanno portato all’avvio di diversi procedimenti di infrazione che, nella maggior parte dei casi, sono ormai oggetto di almeno una sentenza della Corte di giustizia dell’UE.

Dalla pubblicazione dell’ottava relazione sullo stato di attuazione della Commissione, la Corte ha emanato quattro sentenze e due casi sono ancora pendenti. Una delle sentenze ha condannato il Portogallo in virtù dell’art. 260 (seconda sentenza) del TFUE. Sinora quattro Stati membri sono stati condannati dalla Corte al pagamento di una sanzione pecuniaria e/o di una penalità, in linea con la direttiva (BE, LU, PT ed EL). Uno Stato membro può vedersi infliggere il pagamento di una sanzione e/o di una somma forfettaria per non essersi conformato a una precedente sentenza sullo stesso oggetto.

La ricerca e l’innovazione svolgono un ruolo importante nell’attuazione della direttiva. Per un trattamento più efficace delle acque reflue urbane e per ridurre i costi connessi alla conformità sono necessarie nuove tecnologie e modelli innovativi commerciali e di gestione. Al fine di sostenere la ricerca e l’innovazione, il 7° programma quadro per la ricerca e l’innovazione ha finanziato oltre 140 progetti di ricerca e innovazione nel settore delle acque reflue, per un valore totale di 330 milioni di EUR nel periodo 2007-2013. Altri progetti sono o saranno sostenuti da Orizzonte 2020 nell’ambito del periodo in corso 2014-2020.

 

Piacenza, 27.12.2017

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