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Stefano Maglia

Energia e Green Economy

di Stefano Maglia

Categoria: Energia

È difficile parlare di “energia e ambiente” senza tener conto dell’insieme delle cause che hanno determinato la corsa verso l’attuale catastrofica crisi energetica mondiale: aumento esponenziale della popolazione; aumento vertiginoso dei consumi anche per l’emergere di nuove potenze economiche come Cina, India e Brasile; riduzione delle scorte di carbone, petrolio e gas naturale; radicali squilibri di produzione e consumo; conflitti e tensioni nella comunità internazionale.
L’economia attuale utilizza in modo massiccio i combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale), cioè fonti energetiche del sottosuolo, formatesi milioni di anni fa a seguito della trasformazione in assenza di ossigeno di organismi animali e vegetali.
Si tratta di risorse non rinnovabili, dislocate in modo disomogeneo nel Pianeta, che sono responsabili delle emissioni di gas serra, nonché di altre forme di inquinamento (su acqua e suolo).
Il carbone, protagonista della rivoluzione industriale in Inghilterra ed in generale nell’Occidente (ed ora anche in Cina), è ancora utilizzato per la produzione di energia elettrica, per la produzione di vapore (nelle fabbriche siderurgiche e metallurgiche, nelle navi ed in generale nei trasporti), ma presenta elevati tassi di inquinamento (polveri; ossidi di azoto; ossidi di zolfo; anidride carbonica).
A parte i gravi problemi di inquinamento, il carbone tende ad esaurirsi e viene utilizzato all’interno degli stessi Paesi nei quali si trova.
Il petrolio, utilizzato ormai in tutti i settori economici, compresi i trasporti, è concentrato in alcune aree geografiche (Medio oriente, Repubbliche asiatiche ex sovietiche, Africa settentrionale), mentre in quantità più limitata si trova nel Mare del Nord, in Cina ed Indonesia, in Nigeria, in Venezuela, negli USA e in Canada.
Proprio questa diseguale distribuzione e l’accresciuta domanda sono cause di instabilità economica e politica.
Trattasi di una risorsa che tende ad esaurirsi, sicché il ricorso ad energie alternative appare una necessità.
Il gas naturale (soprattutto da Russia e Algeria) gioca oggi un ruolo molto importante.
Trattasi soprattutto di metano, con molte applicazioni industriali e civili con più limitato impatto ambientale (rispetto a carbone e petrolio), destinato in prospettiva non lunga all’esaurimento.
Il nucleare per fissione è utilizzato a fini civili (produzione di energia elettrica) da molti Paesi in Europa, Americhe e Asia, in una percentuale varia (talora molto significativa, es. Francia).
Si tratta di un’energia con un limitatissimo impatto ambientale in atmosfera, che presenta tuttavia il problema dello smaltimento dei residui delle reazioni di fissione e, purtroppo, costi ancora elevati per la costruzione, l’esercizio e la dismissione delle centrali.
Il ruolo dei combustibili fossili è destinato a ridursi per ragioni obiettive (sono energie non rinnovabili).
Il nucleare a scopo pacifico è una via praticata già da molti Paesi nei vari continenti, sicché è prevedibile uno sviluppo tecnologico ed economico ulteriore, pur con i limiti suesposti.
Nel frattempo la via maestra è quella del risparmio energetico, dell’aumento dell’efficienza energetica, di uno sviluppo di tutte le forme di energie alternative: eolica, solare, geotermica, maree, biomasse, ecc.
Un radicale mutamento culturale nella società è in atto per lo sviluppo e l’impiego su larga scala di energie rinnovabili.
Dopo trent’anni di studi e di attività sul campo, Jeremy Rifkin[1] decreta la fine dell’era del carbonio e individua nella Terza rivoluzione industriale la via verso un futuro più equo e sostenibile, dove centinaia di milioni di persone in tutto il mondo produrranno energia verde a casa, negli uffici e nelle fabbriche, e la condivideranno con gli altri, proprio come adesso condividono informazioni tramite internet. Questo nuovo regime energetico, non più centralizzato e gerarchico ma distribuito e collaborativo, e che segnerà il passaggio dalla globalizzazione alla “continentalizzazione”, dovrà poggiare su cinque pilastri: la definitiva scelta dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili; la trasformazione del patrimonio edilizio in impianti di microgenerazione; l’applicazione dell’idrogeno e di altre tecnologie di immagazzinamento dell’energia in ogni edificio; l’unificazione delle reti elettriche dei cinque continenti in una inter-rete per la condivisione dell’energia; la riconversione dei mezzi di trasporto, pubblici e privati, in veicoli ibridi elettrici e con cella a combustibile per acquistare e vendere energia.
Ma, per risultare decisiva, questa “democratizzazione” dell’energia dovrà essere accompagnata da una rivoluzione culturale, il cui primo obiettivo sarà lo sviluppo di una “coscienza biosferica”.
Si tratta di opinioni aperte al dibattito, che meritano di essere considerate.

 

Tratto da DIRITTO E GESTIONE DELL’AMBIENTE, di A. Postiglione – S. Maglia, Irnerio Editore, II edizione, 2013

 

 



[1] J. Rifking, “La terza rivoluzione industriale: come il “potere laterale” sta trasformando l’energia, l’economia e il mondo” Mondadori editore, 2011.

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