Preveniamo rischi Risolviamo problemi Formiamo competenze
"Mi occupo di diritto ambientale da oltre trent’anni TuttoAmbiente è la guida più autorevole per la formazione e la consulenza ambientale Conta su di noi" Stefano Maglia
Evita l’applicazione di sanzioni interdittive, adotta un modello 231!
di Fabrizio Salmi
Categoria: Responsabilità ambientali
Con il D.Lgs. n. 231/2001 non è solo stata introdotta nell’ordinamento italiano la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato commessi da persone fisiche nell’interesse o a vantaggio degli enti stessi, ma è anche stato inserito un sistema sanzionatorio articolato che include sanzioni pecuniarie, sanzioni interdittive, la confisca e la pubblicazione della sentenza di condanna.
Lo scopo di tali sanzioni è quello di colpire il cuore dell’ente (ossia il profitto) sia disincentivando la commissione di reati nel suo interesse o vantaggio, sia favorendo attività risarcitorie.
Le sanzioni più afflittive, poiché minano all’esistenza stessa dell’ente, sono sicuramente quelle interdittive.
Ma che cosa s’intende con il termine “interdizione”?
Nel linguaggio giuridico, con il termine “interdizione”, si è soliti indicare l’esclusione della capacità di agire o dell’esercizio di determinati diritti, che consegue a uno stato d’infermità mentale accertata dal giudice (giudiziale) o a una sentenza di condanna (legale).
Con particolare riferimento alle sanzioni interdittive applicabili nei confronti delle persone giuridiche, invece, tale termine potrebbe ben concretizzarsi in una sanzione che comporta una limitazione temporanea dell’esercizio di una facoltà o di un diritto, in tutto o in parte.
Il D. Lgs. n. 231/2001, all’art. 9 comma 2, elenca le sanzioni interdittive, ossia:
l’interdizione dall’esercizio dell’attività;
la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell’illecito;
il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio;
l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l’eventuale revoca di quelli già concessi;
il divieto di pubblicizzare beni o servizi.
Tali sanzioni hanno una durata limitata nel tempo (non inferiore a 3 mesi e non superiore a 2 anni) e possono essere applicate in via definitiva solo nei casi in cui l’ente abbia tratto dal reato un profitto di rilevante entità e sia già stato condannato, almeno tre volte negli ultimi sette anni, all’interdizione temporanea dall’esercizio dell’attività (art. 16 D. Lgs. 231/01).
Nonostante la durata limitata di tali sanzioni, risulta evidente come, nel caso in cui un’azienda dovesse subire il blocco della propria attività produttiva per un periodo, per esempio, di 6 mesi, tale circostanza determinerebbe un danno enorme non solo a livello economico ma anche reputazionale e di immagine, se non addirittura risultare decisiva per la chiusura dell’impresa stessa.
Fortunatamente l’applicazione delle sanzioni interdittive può essere evitata, ma come?
Con l’adozione di un modello 231!
L’articolo 17 del sopra menzionato testo normativo, infatti, prevede che:
“Ferma l’applicazione delle sanzioni pecuniarie, le sanzioni interdittive non si applicano quando, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, concorrono le seguenti condizioni:
l’ente ha risarcito integralmente il danno e ha eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato ovvero si è comunque efficacemente adoperato in tal senso;
l’ente ha eliminato le carenze organizzative che hanno determinato il reato mediante l’adozione e l’attuazione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi;
l’ente ha messo a disposizione il profitto conseguito ai fini della confisca”.
Ancora una volta, dunque, appare evidente come l’adozione di un modello organizzativo 231, oltre a curare e consolidare l’immagine aziendale dal punto di vista della correttezza delle procedure e del rispetto delle norme, non solo riduca il pericolo per l’ente di incorrere in pesanti sanzioni ma, nel caso in cui risultino applicabili sanzioni interdittive, garantisca la continuazione dell’esistenza stessa dell’ente.
Categorie
Evita l’applicazione di sanzioni interdittive, adotta un modello 231!
di Fabrizio Salmi
Con il D.Lgs. n. 231/2001 non è solo stata introdotta nell’ordinamento italiano la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato commessi da persone fisiche nell’interesse o a vantaggio degli enti stessi, ma è anche stato inserito un sistema sanzionatorio articolato che include sanzioni pecuniarie, sanzioni interdittive, la confisca e la pubblicazione della sentenza di condanna.
Lo scopo di tali sanzioni è quello di colpire il cuore dell’ente (ossia il profitto) sia disincentivando la commissione di reati nel suo interesse o vantaggio, sia favorendo attività risarcitorie.
Le sanzioni più afflittive, poiché minano all’esistenza stessa dell’ente, sono sicuramente quelle interdittive.
Ma che cosa s’intende con il termine “interdizione”?
Nel linguaggio giuridico, con il termine “interdizione”, si è soliti indicare l’esclusione della capacità di agire o dell’esercizio di determinati diritti, che consegue a uno stato d’infermità mentale accertata dal giudice (giudiziale) o a una sentenza di condanna (legale).
Con particolare riferimento alle sanzioni interdittive applicabili nei confronti delle persone giuridiche, invece, tale termine potrebbe ben concretizzarsi in una sanzione che comporta una limitazione temporanea dell’esercizio di una facoltà o di un diritto, in tutto o in parte.
Il D. Lgs. n. 231/2001, all’art. 9 comma 2, elenca le sanzioni interdittive, ossia:
Tali sanzioni hanno una durata limitata nel tempo (non inferiore a 3 mesi e non superiore a 2 anni) e possono essere applicate in via definitiva solo nei casi in cui l’ente abbia tratto dal reato un profitto di rilevante entità e sia già stato condannato, almeno tre volte negli ultimi sette anni, all’interdizione temporanea dall’esercizio dell’attività (art. 16 D. Lgs. 231/01).
Nonostante la durata limitata di tali sanzioni, risulta evidente come, nel caso in cui un’azienda dovesse subire il blocco della propria attività produttiva per un periodo, per esempio, di 6 mesi, tale circostanza determinerebbe un danno enorme non solo a livello economico ma anche reputazionale e di immagine, se non addirittura risultare decisiva per la chiusura dell’impresa stessa.
Fortunatamente l’applicazione delle sanzioni interdittive può essere evitata, ma come?
Con l’adozione di un modello 231!
L’articolo 17 del sopra menzionato testo normativo, infatti, prevede che:
“Ferma l’applicazione delle sanzioni pecuniarie, le sanzioni interdittive non si applicano quando, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, concorrono le seguenti condizioni:
Ancora una volta, dunque, appare evidente come l’adozione di un modello organizzativo 231, oltre a curare e consolidare l’immagine aziendale dal punto di vista della correttezza delle procedure e del rispetto delle norme, non solo riduca il pericolo per l’ente di incorrere in pesanti sanzioni ma, nel caso in cui risultino applicabili sanzioni interdittive, garantisca la continuazione dell’esistenza stessa dell’ente.
Piacenza, 1.07.2019
Sull’argomento segnaliamo anche:
“Delega di funzioni ed efficacia del Modello 231: i rischi di un sistema inadeguato“,
“Le risposte alle domande frequenti sul Modello 231“,
“Non rischiare: adotta un Modello 231“,
“Perché alle aziende serve un Modello Organizzativo 231?“.
Se hai dubbi, domande o curiosità, TuttoAmbiente può offrirti un vero e proprio servizio di consulenza in materia di decreto 231, contattaci senza impegno!
Torna all'elenco completo
© Riproduzione riservata