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Stefano Maglia

Final Recycling: misurare efficacemente l'Economia Circolare

di Massimo Medugno

Categoria: Rifiuti

Si avvicina il voto al Parlamento europeo sulla proposta di revisione della direttiva rifiuti e le posizioni dell’industria europea si vanno definendo con maggiore precisione.

Ad esempio, le industrie europee produttrici di carta, acciaio e metalli si collocano al vertice della catena del riciclo, realizzando quel processo di “final recycling”, che a partire da risorse derivanti da rifiuti, è in grado di dare vita a nuovi prodotti, consentendo un riciclo di materia effettivo e di qualità .

Secondo le stesse è pertanto fondamentale mantenere, e se possibile rafforzare, nell’ambito del pacchetto sull’economia circolare attualmente in discussione presso le istituzioni europee, la definizione di “final recycling process” proposta dalla Commissione. L’obiettivo è quello di chiarire che il processo di riciclo finale inizia solo quando, concluse le operazioni di raccolta/selezione/trattamento, il rifiuto o il materiale derivante da rifiuto entra in un vero e proprio processo di produzione, che porta alla generazione di nuovi prodotti e all’avvio di un nuovo ciclo di vita .

Tutte le precedenti fasi della catena del valore del riciclo (raccolta, selezione, trattamento, etc) sono necessarie e insostituibili, ma, in un modello europeo che vuole dirsi veramente circolare, trovano la loro ragion d’essere solo nel momento in cui sono in grado di alimentare in maniera efficiente il processo di riciclo finale.

In questo contesto la proposta della Commissione UE di misurare i tassi di riciclo reali sulla base dell’input al processo di “final recycling”, rappresenta un passo irrinunciabile per promuovere un effettivo riciclo di qualità dei materiali. In coerenza con gli obiettivi e i principi dell’economia circolare, questo approccio consente infatti di evitare che rifiuti semplicemente raccolti o selezionati vengano indebitamente conteggiati come già riciclati, quando invece sono destinati, in tutto o in parte, allo smaltimento, all’incenerimento o all’esportazione fuori UE, in quest’ultimo caso senza alcuna garanzia di un adeguato trattamento o gestione.

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