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Mobility Manager: il responsabile della mobilità aziendale
di Massimo Ciuffini
Categoria: Mobilità Sostenibile
Man mano che cresce l’attenzione sugli aspetti che legano salute e qualità della vita delle persone all’ambiente naturale, a quello urbano e agli ecosistemi, aumenta di pari passo l’interesse sulle nuove figure professionali deputate alla gestione di tali ambiti.
Tra queste spicca quella del Mobility Manager, anche conosciuto come il “responsabile della mobilità aziendale”: grazie al “Decreto Rilancio” (9 maggio 2020) – che ha abbassato da 300 a 100 dipendenti la soglia minima per la sua nomina delle aziende – questo è uno dei green jobs destinati a crescere maggiormente nei prossimi anni e a portare lavoro e occupazione a numerosi professionisti.
In questo approfondito articolo andremo ad approfondire la conoscenza di questo profilo professionale: parleremo delle sue origini, della sua evoluzione, delle sue competenze, dei suoi compiti e della sua formazione. Prima di conoscerlo da vicino dovremo però introdurre il lettore a un concetto forse nuovo, ma fondamentale, quello del mobility management.
I trasporti contribuiscono in modo significativo alla crescita economica e garantiscono l’accessibilità di un territorio.
Purtroppo la maggior parte dei mezzi di trasporto non influisce solo positivamente sulla società, ma genera anche degli effetti negativi: all’ambiente naturale e agli ecosistemi (effetto serra e cambiamento climatico, piogge acide, ecc.), all’ambiente urbano (qualità dell’aria, rumore, uso del suolo, degrado di edifici e monumenti, ecc.), salute e qualità della vita (malattie, incidenti, lesioni, ecc.) nonché tempo perso (congestione, ecc.).
Gli effetti negativi dei trasporti riguardano anche gli impatti a monte e a valle legati alla costruzione e manutenzione delle infrastrutture di trasporto ma anche al consumo di suolo e al degrado dei paesaggi.
L’obiettivo delle politiche e delle misure di mobilità sostenibile è garantire che il sistema dei trasporti continui a funzionare nel miglior modo possibile riducendo costantemente gli effetti negativi che genera.
Negli ultimi anni questa consapevolezza e i necessari obiettivi di miglioramento e le azioni d’intervento che le sono collegati, non riguardano più esclusivamente la sfera della governance pubblica ma investono anche altri tipi di organizzazioni, come per esempio le aziende, le pubbliche amministrazioni, le scuole… vale a dire tutte quelle realtà che generano grandi flussi di mobilità e che possono dare un contributo determinante nell’organizzazione di un sistema dei trasporti più efficiente e con minori impatti ambientali rispetto alle condizioni attuali.
Cos’è il mobility management?
Da un punto di vista generale e teorico, il Mobility Management o Transport Demand Management (TDM) è un termine che corrisponde a tutte le strategie che puntano all’impiego efficiente delle risorse nel campo dei trasporti.
Crisi climatica, consumo di risorse non rinnovabili, inquinamento atmosferico ma anche congestione e incidentalità hanno progressivamente imposto una nuova visione d’intervento nel campo dei trasporti che assume l’accessibilità del territorio come un beneficio che debba essere garantito ad alcune condizioni, rispettando dei limiti, riducendo al minimo i costi ambientali e sociali.
Il Mobility Management, inteso invece come prassi operativa, rappresenta una linea d’intervento che attribuisce una particolare enfasi alla modifica dei comportamenti di mobilità delle persone attraverso l’attuazione di misure “soft”, vale a dire azioni che tendono ad escludere costosi investimenti per la creazione di nuove infrastrutture di trasporto.
Questo orientamento punta principalmente all’aumento della consapevolezza delle persone sui problemi dell’uso dell’automobile, sulle possibili alternative al suo utilizzo e sui benefici di cambiare il proprio comportamento, dando grande peso al mutamento della percezione individuale.
Basato su principi e tecniche che intendono influenzare un gruppo target per modificare un comportamento in modo volontario, il mobility management può essere impiegato in differenti ambiti e a diverse scale: un territorio, un’unità organizzativa stabile (per esempio un’azienda, una pubblica amministrazione, un istituto scolastico etc…) ma anche un grande generatore di mobilità come, per esempio, può accadere in occasione dell’organizzazione di un grande evento o come può esserlo uno stadio che settimanalmente accoglie una grande evento sportivo che richiama decine di migliaia di persone.
Chi è il Mobility Manager?
In Italia il mobility management è stato introdotto a livello normativo dal Decreto interministeriale “Mobilità sostenibile nelle aree urbane” del 27 marzo 1998.
La norma prevede che le imprese e le pubbliche amministrazioni con specifiche caratteristiche dimensionali e ubicazione geografica nominino un “responsabile della mobilità aziendale” (Mobility Manager) e adottino un piano degli spostamenti casa-lavoro dei propri dipendenti (PSCL).
Il Decreto 27 marzo 1998, oltre ad introdurre la figura del Mobility Manager aziendale, ha contestualmente prefigurato anche la figura del Mobility Manager d’Area, poi effettivamente costituita con il Decreto direttoriale del 20 dicembre 2000.
Questa specifica figura di Mobility Manager, inserita nel perimetro dell’Ente locale che governa la mobilità e i trasporti di un dato territorio, coordina e supporta l’attività di mobility management di enti e aziende e monitora gli effetti delle misure adottate.
Con la Legge 28 dicembre 2015, n. 221 è stato poi istituita la figura del Mobility Manager Scolastico, scelto su base volontaria, per tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Analogamente alle precedenti figure, il Mobility Manager Scolastico, in base a quanto previsto dalla Legge n. 221/2015, si occupa di organizzare e coordinare gli spostamenti casa-scuola-casa del personale e degli alunni.
Il Mobility Manager aziendale
L’articolo 229, comma 4, del cosiddetto Decreto Rilancio del maggio 2020 ha modificato, rispetto al Decreto del marzo 1998, i criteri con cui stabilire quali siano le imprese e le amministrazioni pubbliche che devono adempiere all’obbligo della nomina di un Mobility Manager e la redazione di un PSCL.
Non ha cambiato invece i contorni della sua figura professionale che continuano ad essere definiti in base agli obiettivi che deve raggiungere, le azioni da intraprendere e agli strumenti operativi da adottare.
L’obiettivo specifico dell’attività del Mobility Manager è la riduzione degli impatti ambientali e sociali derivanti dal traffico veicolare determinati dagli spostamenti dall’abitazione al luogo di lavoro, i cosiddetti “spostamenti sistematici”.
Le azioni disponibili per raggiungere questo obiettivo sono molteplici ma riconducibili a tre assi d’intervento principali:
ridurre il fabbisogno di mobilità;
promuovere l’utilizzo di modalità di trasporto più sostenibili;
contribuire a ridurre gli impatti negativi dei veicoli.
Dal punto di vista operativo lo strumento con il quale si concretizza l’attività del mobility management è il Piano degli Spostamenti Casa Lavoro, il cui acronimo è PSCL.
Le caratteristiche della figura professionale del Mobility Manager aziendale
Il Mobility Manager è una figura professionale dal carattere eminentemente interdisciplinare che presuppone la conoscenza di numerosi ambiti tecnico-scientifici quali, ad esempio, l’ecologia, la pianificazione territoriale – di cui quella dei trasporti è una delle componenti – le scienze comportamentali, l’economia.
Dal punto di vista operativo un Mobility Manager deve saper padroneggiare alcuni strumenti di base di analisi statistica e di pianificazione strategica, deve conoscere le principali tecniche di persuasione e di marketing sociale, saper attivare dei percorsi partecipativi per individuare e costruire soluzioni condivise, grazie al coinvolgimento della comunità aziendale.
Considerando poi la dimensione gestionale, già implicita nel nome, il Mobility Manager deve possedere spiccate capacità organizzative, abilità negoziali e saper lavorare in gruppo e per obiettivi.
Non vi sono specifiche precondizioni a carattere formativo né titoli indispensabili per assumere il ruolo di Mobility Manager ma è necessario che le preesistenti estrazioni tecnico-professionali si arricchiscano di nuove competenze, grazie ad uno specifico processo di formazione professionale.
Altrettanta importanza riveste l’aggiornamento professionale continuo, anche attraverso l’adesione a reti di collaborazione tra Mobility Manager ed esperti di mobilità sostenibile, finalizzate allo scambio di esperienze e buone pratiche.
Questa figura professionale, a oggi, non ha ancora un relativo Albo/Ordine professionale, né richiede il superamento di un esame di stato e un’esaustiva individuazione delle conoscenze, delle abilità e competenze del Mobility Manager sono identificate esclusivamente nella Prassi UNI/PdR 35:2018.
Si tratta di un profilo dedicato a fornire supporto alle attività di gestione della mobilità aziendale sia in termini continuativi, assumendo il ruolo di Mobility Manager all’interno di una specifica organizzazione pubblica o privata, sia come attività di consulenza nel quadro dell’esercizio della libera professione.
L’attività del Mobility Manager aziendale
Il Piano degli spostamenti casa lavoro (PSCL) è il principale strumento del Mobility Manager aziendale per la definizione di adeguate soluzioni di mobilità sostenibile da attuare in un’azienda o all’interno di una pubblica amministrazione.
La logica complessiva di un PSCL è quella di partire da una valutazione dei meccanismi comportamentali e delle condizioni tecniche in cui maturano le scelte di mobilità e tentare di modificarle verso opzioni più sostenibili. Per farlo esistono una serie di misure d’intervento diversificate, legate alla specificità di ciascuna situazione.
L’obiettivo principale del Piano è individuare soluzioni per diminuire il più possibile il numero dei dipendenti che utilizzano il veicolo privato per compiere il tragitto casa-lavoro-casa e conseguire dei benefici rispetto ai tre soggetti coinvolti che sono i dipendenti, l’azienda e la società.
Le fasi operative per la redazione del PSCL sono cinque:
Fase di analisi nella quale vengono analizzate le condizioni strutturali della azienda, vengono definiti i macro obiettivi, viene progettata ed attuata l’indagine ai dipendenti e vengono elaborati i dati raccolti;
Fase progettuale in cui, a partire dall’analisi dei dati e da una consultazione di fattibilità interna, vengono meglio definiti gli obiettivi e le misure da adottare, si definiscono gli interventi per migliorare l’accessibilità alle sedi aziendali e le strategie di gestione della mobilità dei dipendenti, le eventuali strategie di persuasione, concessione o restrizione. È in questa fase che si definiscono gli indicatori di performance delle iniziative proposte;
Fase di confronto che è una fase propedeutica a quella attuativa in cui il Mobility Manager verifica la fattibilità delle proposte di intervento con l’azienda e, se necessario, con le strutture di coordinamento presenti nelle amministrazioni locali;
Fase attuativa in cui si stipulano accordi, convenzione e/o si eseguono gli interventi proposti insieme ad una necessaria campagna di informazione e comunicazione;
Fase di monitoraggio e aggiornamento in cui si verifica l’efficacia degli interventi attraverso la misurazione degli indicatori di performance. A seguito del monitoraggio si procede, se necessario, con l’aggiornamento del piano.
Di norma, il Mobility Manager aziendale è parte integrante dell’azienda o della pubblica amministrazione che lo ha nominato. Ciò nonostante esistono anche figure professionali esterne che possono svolgere questo ruolo, così come è frequente la costituzione di gruppi di lavoro multidisciplinari con il coordinamento di un unico responsabile.
Le prospettive future
Le aziende acquistano sempre più consapevolezza del fatto che operando in modo tale da ottimizzare il loro impatto positivo verso l’ambiente ma anche verso i loro dipendenti e le comunità nelle quali operano, consente di posizionarsi sul mercato, attrarre e trattenere talenti, così come di attirare investimenti.
L’impegno aziendale nella riduzione delle emissioni climalteranti sarà considerato sempre più un requisito rilevante nel contesto della valutazione del rischio d’impresa da parte degli investitori, dei finanziatori e delle compagnie di assicurazione.
In futuro, non solo ci si attende che le aziende saranno sempre più orientate a operare in modo responsabile e sostenibile ma che i loro impegni saranno oggetto di un reporting sempre più serrato, tramite metriche che dovranno indicare accuratamente gli obiettivi da perseguire e le azioni da intraprendere.
Di conseguenza, all’attività del mobility management verrà chiesto un contributo sempre più impegnativo sia in termini di risultati ma anche di maggiore integrazione nei processi strategici di sviluppo e crescita dell’impresa. In questo quadro, considerando l’impatto della mobilità nel quadro delle diverse pressioni che un’azienda può esercitare sull’ambiente, il Mobility Manager sarà chiamato a migliorare l’impronta ecologica della propria organizzazione per quanto riguarda tutti gli impatti derivanti dalla mobilità, non solo quella legata allo spostamento dei propri dipendenti, evolvendo verso la figura del Corporate Mobility Manager.
Questa figura manageriale acquisirà nel tempo un ruolo cruciale nelle strategie di responsabilità sociale delle organizzazioni (CSR), avrà il compito di definire l’intera mobility policy dell’azienda con un ruolo di coordinamento generale delle altre figure manageriali aziendali dedicate ai trasporti come il Travel e il Fleet Manager.
L’offerta formativa di TuttoAmbiente per i Mobility Manager di oggi e domani
TuttoAmbiente – per supportare la formazione della figura professionale del Mobility Manager – propone un corso all’interno delle sue Scuole di Perfezionamento dedicate ai green jobs di oggi e di domani.
Il nostro corso per Mobility Manager – che vede l’autore di questo commento Massimo Ciuffini in qualità di coordinatore scientifico – si propone di dare adeguata conoscenza e preparazione a tutti coloro che decidono di intraprendere questo percorso professionale o devono aggiornare il proprio know how alle ultime novità normative.
Il corso ha una durata di 20 ore schiera tra i suoi docenti numerosi esperti di settore, come il Dott. Federico Del Prete (referente per la mobilità di Legambiente Lombardia e presidente di Legambici APS), il Dott. Daniele Mirani (socio fondatore e vice presidente di Simurg Consulenze e Servizi), la Dott.ssa Stefania Operto (sociologa, metodologa, esperta di metodi e tecniche per la ricerca sociale e applicata), il Dott. Raimondo Orsini (membro di gruppi di lavoro della Commissione Europea, dell’Agenzia dell’Ambiente Europea e del World Economic Forum) e il Dott. Andrea Pasotto (responsabile dell’Area di Pianificazione strategica di Roma, Servizi per la mobilità).
Clicca oltre per maggiori informazioni sul corso, sul suo programma e sulle sue prossime date e modalità di erogazione: ➤ Corso Mobility Manager di TuttoAmbiente
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Mobility Manager: il responsabile della mobilità aziendale
di Massimo Ciuffini
Man mano che cresce l’attenzione sugli aspetti che legano salute e qualità della vita delle persone all’ambiente naturale, a quello urbano e agli ecosistemi, aumenta di pari passo l’interesse sulle nuove figure professionali deputate alla gestione di tali ambiti.
Tra queste spicca quella del Mobility Manager, anche conosciuto come il “responsabile della mobilità aziendale”: grazie al “Decreto Rilancio” (9 maggio 2020) – che ha abbassato da 300 a 100 dipendenti la soglia minima per la sua nomina delle aziende – questo è uno dei green jobs destinati a crescere maggiormente nei prossimi anni e a portare lavoro e occupazione a numerosi professionisti.
In questo approfondito articolo andremo ad approfondire la conoscenza di questo profilo professionale: parleremo delle sue origini, della sua evoluzione, delle sue competenze, dei suoi compiti e della sua formazione.
Prima di conoscerlo da vicino dovremo però introdurre il lettore a un concetto forse nuovo, ma fondamentale, quello del mobility management.
Indice:
Capitolo 1: Perché il mobility management?
Capitolo 2: Cos’è il mobility management?
Capitolo 3: Chi è il Mobility Manager?
Capitolo 4: Il Mobility Manager aziendale
Capitolo 5: Le caratteristiche del Mobility Manager aziendale
Capitolo 6: L’attività del Mobility Manager aziendale
Capitolo 7: Le prospettive future
Capitolo 8: L’offerta TuttoAmbiente per i Mobility Manager di oggi e domani
Perché il mobility management?
I trasporti contribuiscono in modo significativo alla crescita economica e garantiscono l’accessibilità di un territorio.
Purtroppo la maggior parte dei mezzi di trasporto non influisce solo positivamente sulla società, ma genera anche degli effetti negativi: all’ambiente naturale e agli ecosistemi (effetto serra e cambiamento climatico, piogge acide, ecc.), all’ambiente urbano (qualità dell’aria, rumore, uso del suolo, degrado di edifici e monumenti, ecc.), salute e qualità della vita (malattie, incidenti, lesioni, ecc.) nonché tempo perso (congestione, ecc.).
Gli effetti negativi dei trasporti riguardano anche gli impatti a monte e a valle legati alla costruzione e manutenzione delle infrastrutture di trasporto ma anche al consumo di suolo e al degrado dei paesaggi.
L’obiettivo delle politiche e delle misure di mobilità sostenibile è garantire che il sistema dei trasporti continui a funzionare nel miglior modo possibile riducendo costantemente gli effetti negativi che genera.
Negli ultimi anni questa consapevolezza e i necessari obiettivi di miglioramento e le azioni d’intervento che le sono collegati, non riguardano più esclusivamente la sfera della governance pubblica ma investono anche altri tipi di organizzazioni, come per esempio le aziende, le pubbliche amministrazioni, le scuole… vale a dire tutte quelle realtà che generano grandi flussi di mobilità e che possono dare un contributo determinante nell’organizzazione di un sistema dei trasporti più efficiente e con minori impatti ambientali rispetto alle condizioni attuali.
Cos’è il mobility management?
Da un punto di vista generale e teorico, il Mobility Management o Transport Demand Management (TDM) è un termine che corrisponde a tutte le strategie che puntano all’impiego efficiente delle risorse nel campo dei trasporti.
Crisi climatica, consumo di risorse non rinnovabili, inquinamento atmosferico ma anche congestione e incidentalità hanno progressivamente imposto una nuova visione d’intervento nel campo dei trasporti che assume l’accessibilità del territorio come un beneficio che debba essere garantito ad alcune condizioni, rispettando dei limiti, riducendo al minimo i costi ambientali e sociali.
Il Mobility Management, inteso invece come prassi operativa, rappresenta una linea d’intervento che attribuisce una particolare enfasi alla modifica dei comportamenti di mobilità delle persone attraverso l’attuazione di misure “soft”, vale a dire azioni che tendono ad escludere costosi investimenti per la creazione di nuove infrastrutture di trasporto.
Questo orientamento punta principalmente all’aumento della consapevolezza delle persone sui problemi dell’uso dell’automobile, sulle possibili alternative al suo utilizzo e sui benefici di cambiare il proprio comportamento, dando grande peso al mutamento della percezione individuale.
Basato su principi e tecniche che intendono influenzare un gruppo target per modificare un comportamento in modo volontario, il mobility management può essere impiegato in differenti ambiti e a diverse scale: un territorio, un’unità organizzativa stabile (per esempio un’azienda, una pubblica amministrazione, un istituto scolastico etc…) ma anche un grande generatore di mobilità come, per esempio, può accadere in occasione dell’organizzazione di un grande evento o come può esserlo uno stadio che settimanalmente accoglie una grande evento sportivo che richiama decine di migliaia di persone.
Chi è il Mobility Manager?
In Italia il mobility management è stato introdotto a livello normativo dal Decreto interministeriale “Mobilità sostenibile nelle aree urbane” del 27 marzo 1998.
La norma prevede che le imprese e le pubbliche amministrazioni con specifiche caratteristiche dimensionali e ubicazione geografica nominino un “responsabile della mobilità aziendale” (Mobility Manager) e adottino un piano degli spostamenti casa-lavoro dei propri dipendenti (PSCL).
Il Decreto 27 marzo 1998, oltre ad introdurre la figura del Mobility Manager aziendale, ha contestualmente prefigurato anche la figura del Mobility Manager d’Area, poi effettivamente costituita con il Decreto direttoriale del 20 dicembre 2000.
Questa specifica figura di Mobility Manager, inserita nel perimetro dell’Ente locale che governa la mobilità e i trasporti di un dato territorio, coordina e supporta l’attività di mobility management di enti e aziende e monitora gli effetti delle misure adottate.
Con la Legge 28 dicembre 2015, n. 221 è stato poi istituita la figura del Mobility Manager Scolastico, scelto su base volontaria, per tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado.
Analogamente alle precedenti figure, il Mobility Manager Scolastico, in base a quanto previsto dalla Legge n. 221/2015, si occupa di organizzare e coordinare gli spostamenti casa-scuola-casa del personale e degli alunni.
Il Mobility Manager aziendale
L’articolo 229, comma 4, del cosiddetto Decreto Rilancio del maggio 2020 ha modificato, rispetto al Decreto del marzo 1998, i criteri con cui stabilire quali siano le imprese e le amministrazioni pubbliche che devono adempiere all’obbligo della nomina di un Mobility Manager e la redazione di un PSCL.
Non ha cambiato invece i contorni della sua figura professionale che continuano ad essere definiti in base agli obiettivi che deve raggiungere, le azioni da intraprendere e agli strumenti operativi da adottare.
L’obiettivo specifico dell’attività del Mobility Manager è la riduzione degli impatti ambientali e sociali derivanti dal traffico veicolare determinati dagli spostamenti dall’abitazione al luogo di lavoro, i cosiddetti “spostamenti sistematici”.
Le azioni disponibili per raggiungere questo obiettivo sono molteplici ma riconducibili a tre assi d’intervento principali:
Dal punto di vista operativo lo strumento con il quale si concretizza l’attività del mobility management è il Piano degli Spostamenti Casa Lavoro, il cui acronimo è PSCL.
Le caratteristiche della figura professionale del Mobility Manager aziendale
Il Mobility Manager è una figura professionale dal carattere eminentemente interdisciplinare che presuppone la conoscenza di numerosi ambiti tecnico-scientifici quali, ad esempio, l’ecologia, la pianificazione territoriale – di cui quella dei trasporti è una delle componenti – le scienze comportamentali, l’economia.
Dal punto di vista operativo un Mobility Manager deve saper padroneggiare alcuni strumenti di base di analisi statistica e di pianificazione strategica, deve conoscere le principali tecniche di persuasione e di marketing sociale, saper attivare dei percorsi partecipativi per individuare e costruire soluzioni condivise, grazie al coinvolgimento della comunità aziendale.
Considerando poi la dimensione gestionale, già implicita nel nome, il Mobility Manager deve possedere spiccate capacità organizzative, abilità negoziali e saper lavorare in gruppo e per obiettivi.
Non vi sono specifiche precondizioni a carattere formativo né titoli indispensabili per assumere il ruolo di Mobility Manager ma è necessario che le preesistenti estrazioni tecnico-professionali si arricchiscano di nuove competenze, grazie ad uno specifico processo di formazione professionale.
Altrettanta importanza riveste l’aggiornamento professionale continuo, anche attraverso l’adesione a reti di collaborazione tra Mobility Manager ed esperti di mobilità sostenibile, finalizzate allo scambio di esperienze e buone pratiche.
Questa figura professionale, a oggi, non ha ancora un relativo Albo/Ordine professionale, né richiede il superamento di un esame di stato e un’esaustiva individuazione delle conoscenze, delle abilità e competenze del Mobility Manager sono identificate esclusivamente nella Prassi UNI/PdR 35:2018.
Si tratta di un profilo dedicato a fornire supporto alle attività di gestione della mobilità aziendale sia in termini continuativi, assumendo il ruolo di Mobility Manager all’interno di una specifica organizzazione pubblica o privata, sia come attività di consulenza nel quadro dell’esercizio della libera professione.
L’attività del Mobility Manager aziendale
Il Piano degli spostamenti casa lavoro (PSCL) è il principale strumento del Mobility Manager aziendale per la definizione di adeguate soluzioni di mobilità sostenibile da attuare in un’azienda o all’interno di una pubblica amministrazione.
La logica complessiva di un PSCL è quella di partire da una valutazione dei meccanismi comportamentali e delle condizioni tecniche in cui maturano le scelte di mobilità e tentare di modificarle verso opzioni più sostenibili. Per farlo esistono una serie di misure d’intervento diversificate, legate alla specificità di ciascuna situazione.
L’obiettivo principale del Piano è individuare soluzioni per diminuire il più possibile il numero dei dipendenti che utilizzano il veicolo privato per compiere il tragitto casa-lavoro-casa e conseguire dei benefici rispetto ai tre soggetti coinvolti che sono i dipendenti, l’azienda e la società.
Le fasi operative per la redazione del PSCL sono cinque:
Di norma, il Mobility Manager aziendale è parte integrante dell’azienda o della pubblica amministrazione che lo ha nominato. Ciò nonostante esistono anche figure professionali esterne che possono svolgere questo ruolo, così come è frequente la costituzione di gruppi di lavoro multidisciplinari con il coordinamento di un unico responsabile.
Le prospettive future
Le aziende acquistano sempre più consapevolezza del fatto che operando in modo tale da ottimizzare il loro impatto positivo verso l’ambiente ma anche verso i loro dipendenti e le comunità nelle quali operano, consente di posizionarsi sul mercato, attrarre e trattenere talenti, così come di attirare investimenti.
L’impegno aziendale nella riduzione delle emissioni climalteranti sarà considerato sempre più un requisito rilevante nel contesto della valutazione del rischio d’impresa da parte degli investitori, dei finanziatori e delle compagnie di assicurazione.
In futuro, non solo ci si attende che le aziende saranno sempre più orientate a operare in modo responsabile e sostenibile ma che i loro impegni saranno oggetto di un reporting sempre più serrato, tramite metriche che dovranno indicare accuratamente gli obiettivi da perseguire e le azioni da intraprendere.
Di conseguenza, all’attività del mobility management verrà chiesto un contributo sempre più impegnativo sia in termini di risultati ma anche di maggiore integrazione nei processi strategici di sviluppo e crescita dell’impresa.
In questo quadro, considerando l’impatto della mobilità nel quadro delle diverse pressioni che un’azienda può esercitare sull’ambiente, il Mobility Manager sarà chiamato a migliorare l’impronta ecologica della propria organizzazione per quanto riguarda tutti gli impatti derivanti dalla mobilità, non solo quella legata allo spostamento dei propri dipendenti, evolvendo verso la figura del Corporate Mobility Manager.
Questa figura manageriale acquisirà nel tempo un ruolo cruciale nelle strategie di responsabilità sociale delle organizzazioni (CSR), avrà il compito di definire l’intera mobility policy dell’azienda con un ruolo di coordinamento generale delle altre figure manageriali aziendali dedicate ai trasporti come il Travel e il Fleet Manager.
L’offerta formativa di TuttoAmbiente per i Mobility Manager di oggi e domani
TuttoAmbiente – per supportare la formazione della figura professionale del Mobility Manager – propone un corso all’interno delle sue Scuole di Perfezionamento dedicate ai green jobs di oggi e di domani.
Il nostro corso per Mobility Manager – che vede l’autore di questo commento Massimo Ciuffini in qualità di coordinatore scientifico – si propone di dare adeguata conoscenza e preparazione a tutti coloro che decidono di intraprendere questo percorso professionale o devono aggiornare il proprio know how alle ultime novità normative.
Il corso ha una durata di 20 ore schiera tra i suoi docenti numerosi esperti di settore, come il Dott. Federico Del Prete (referente per la mobilità di Legambiente Lombardia e presidente di Legambici APS), il Dott. Daniele Mirani (socio fondatore e vice presidente di Simurg Consulenze e Servizi), la Dott.ssa Stefania Operto (sociologa, metodologa, esperta di metodi e tecniche per la ricerca sociale e applicata), il Dott. Raimondo Orsini (membro di gruppi di lavoro della Commissione Europea, dell’Agenzia dell’Ambiente Europea e del World Economic Forum) e il Dott. Andrea Pasotto (responsabile dell’Area di Pianificazione strategica di Roma, Servizi per la mobilità).
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