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Stefano Maglia

Il Parlamento UE sull'attuazione del 7° programma d'azione per l'ambiente

di Maria Adele Cerizza

Categoria: Europa

Il 7° programma d’azione per l’ambiente (“7° PAA”) definisce obiettivi vincolanti che l’Unione europea e gli Stati membri devono conseguire nel settore dell’ambiente entro il 2020. Il Parlamento europeo ha realizzato una Relazione nella quale valuta l’attuazione del 7° PAA fino al momento attuale e la probabilità di conseguire gli obiettivi del programma entro il 2020 e formula raccomandazioni per una migliore attuazione nonché suggerimenti per eventuali PAA futuri.

 

L’ambito di applicazione del 7° PAA è pertinente per le attuali esigenze nel settore dell’ambiente. Il programma ha un’influenza modesta sulle politiche in materia di ambiente e clima e fornisce orientamenti strategici a livello sia dell’UE che degli Stati membri. Consente di creare coerenza tra diverse politiche nonché una visione a lungo termine.

 

I progressi volti al conseguimento degli obiettivi del 7° PAA sono eterogenei ed esiste una notevole incertezza in merito all’effettivo conseguimento degli obiettivi per il 2020. Nonostante tale incertezza e le limitazioni dei vari indicatori, le previsioni suggeriscono che la maggior parte dei sotto-obiettivi nell’ambito dell’obiettivo 1 (capitale naturale) non sarà conseguita. Le prospettive per la realizzazione di risultati positivi nell’ambito dell’obiettivo 2 (economia a basse emissioni di carbonio ed efficienza nell’impiego delle risorse) sono di gran lunga migliori. È difficile valutare le previsioni per l’obiettivo 3 (rischi per la salute e il benessere) a causa dell’assenza di dati.

Sebbene vi sia una coerenza generale tra il 7° PAA e altri strumenti politici dell’UE ad alto livello, esistono alcune importanti eccezioni. In particolare, la politica agricola comune (PAC) è stata regolarmente definita incoerente con il 7° PAA.

Il livello di finanziamento disponibile per le azioni che rientrano nel 7° PAA è considerato inadeguato, malgrado sia più un problema a livello di Stato membro che a livello dell’UE. Esistono notevoli difficoltà nel garantire gli investimenti per la politica in materia di ambiente e clima, sebbene a livello dell’UE ciò sia spesso il risultato di fondi gestiti in maniera inadeguata piuttosto che di mancanza di denaro.

 

Obiettivo prioritario 1: proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione

Si tratta di uno degli obiettivi più problematici in termini di attuazione. Nonostante le tendenze positive del passato in alcuni settori, gli indicatori suggeriscono che saranno conseguiti pochissimi sotto-obiettivi per il 2020. La perdita della biodiversità e l’attuazione carente delle direttive Uccelli e Habitat sono ripetutamente identificate come principali ostacoli al conseguimento degli obiettivi del PAA. I fondi dell’UE non sono mobilitati in maniera adeguata per sostenere la gestione della rete Natura 2000 e l’istituzione dei siti marini è particolarmente problematica. L’uso dei mari europei rimane insostenibile.

 

Obiettivo prioritario 2: trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle risorse, verde e competitiva

Esistono tendenze incoraggianti del passato in relazione all’efficienza nell’impiego delle risorse e all’economia a basse emissioni di carbonio, sebbene in quest’ultimo caso siano in parte dovute a una riduzione della produzione durante la crisi economica. Il settore dei trasporti presenta le minori probabilità di ridurre le emissioni di carbonio entro il 2020. La gestione dei rifiuti rappresenta la questione più problematica in merito all’attuazione del presente obiettivo, sebbene dalle tendenze passate emergono lievi miglioramenti in relazione alla riduzione e al riciclaggio dei rifiuti. L’UE non contribuisce ancora in maniera sufficiente alla lotta al problema globale dei rifiuti alimentari e l’assenza di una definizione di rifiuti alimentari e di una base per misurare il problema rimane un ostacolo al progresso. Non è chiaro se tutti i sotto-obiettivi saranno conseguiti entro il 2020.

 

Obiettivo prioritario 3: proteggere i cittadini dell’Unione da pressioni legate all’ambiente e da rischi per la salute e il benessere

La mancata attuazione della legislazione sulla qualità dell’aria nelle zone urbane è particolarmente preoccupante poiché l’inquinamento atmosferico continua a essere la prima causa ambientale di morte nell’UE. Si riferiscono alcune tendenze positive del passato in merito agli ossidi di zolfo, ai composti organici volatili non metanici, all’ammoniaca e al particolato, sebbene la riduzione degli ossidi di azoto sia stata compromessa dalla differenza tra le emissioni stimate e le emissioni reali di guida dei veicoli diesel. I livelli di ammoniaca rimangono stabili nonostante siano disponibili misure tecniche per ridurli. La combustione residenziale dei combustibili fossili e i trasporti sono le principali fonti di particolato. Sebbene sia improbabile che l’UE rispetti le proprie norme in materia di qualità dell’aria nelle zone urbane entro il 2020, è probabile che assolva gli obblighi internazionali nel quadro del protocollo di Göteborg1. L’esposizione al rumore ambientale rimane elevata e il conseguimento del sotto-obiettivo per il 2020 è improbabile. Non è noto se l’UE conseguirà i suoi obiettivi di misurare e ridurre l’esposizione alle sostanze chimiche dannose per la salute e l’ambiente e garantire l’uso

 

Obiettivo prioritario 4: sfruttare al massimo i vantaggi della legislazione dell’Unione in materia di ambiente migliorandone l’attuazione

Il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali fornisce relazioni dettagliate per paese e individua problemi di attuazione comuni a molti o tutti gli Stati membri. Descrive altresì le cause profonde di problemi comuni, ivi compreso un coordinamento inefficace tra le autorità degli Stati membri, la mancanza di capacità amministrativa e di finanziamenti e l’incoerenza delle politiche. Il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali ha identificato alcuni ambiti in cui si è registrato un miglioramento dell’attuazione, in particolare le acque di balneazione e l’acqua potabile.

 

Obiettivo prioritario 5: migliorare le basi di conoscenza e le basi scientifiche della politica ambientale dell’Unione

Le basi di conoscenza stanno migliorando nei seguenti ambiti: impatti dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità sui servizi ecosistemici; interferenti endocrini; alcune implicazioni delle sostanze chimiche sulla salute e sull’ambiente; rapporto costo-efficacia dei metodi di adattamento ai cambiamenti climatici; e soluzioni basate sulla natura per lo sviluppo urbano. Permangono notevoli lacune in merito agli effetti soglia (punti di non ritorno) sotto il profilo ecologico, al paradigma dell’economia circolare, agli effetti combinati di diverse sostanze chimiche, ai nanomateriali, ai metodi di identificazione dei pericoli, agli impatti delle microplastiche e all’interazione tra rischi sistemici e altri determinanti sanitari.

Molti portatori d’interesse riferiscono che la conoscenza disponibile non viene utilizzata dai responsabili politici o trasferita ai soggetti incaricati dell’attuazione. Si annoverano tra gli ambiti interessati: consumi e rifiuti alimentari; interferenti endocrini; bioenergia; PAC; obiettivi in materia di energia e clima; pianificazione e progettazione urbana; e impatti dei modelli di consumo. L’assenza di volontà politica ostacola talvolta l’inserimento della conoscenza nelle politiche, nonostante gli ostacoli normativi e la mancanza di risorse siano anch’essi fattori rilevanti.

 

Obiettivo prioritario 6: garantire investimenti a sostegno delle politiche in materia di ambiente e clima e tener conto delle esternalità ambientali

I finanziamenti dell’UE non hanno conseguito i risultati attesi nei seguenti ambiti: garanzia dell’integrità del mercato ETS, promozione della sostenibilità ambientale dell’acquacoltura e dell’agricoltura, miglioramento del trattamento delle acque reflue urbane, promozione delle vie navigabili e del trasporto ferroviario e sostegno alla rete Natura 2000. Per quanto riguarda la condizionalità con la PAC e i benefici derivanti dagli investimenti nella biodiversità, non è stato possibile effettuare una valutazione. In alcuni casi, l’attuazione degli obiettivi 1 e 2 è compromessa dall’inadeguatezza della gestione dei fondi piuttosto che dalla mancanza di denaro. Per contro, miglioramenti nella qualità dell’acqua potabile (obiettivo 2) sono stati attribuiti a solidi investimenti dei fondi dell’UE e ulteriori progressi sono stati frenati dalla mancanza di fondi.

 

Obiettivo prioritario 7: migliorare l’integrazione ambientale e la coerenza delle politiche

Sebbene vi sia una coerenza generale tra altre politiche e il PAA, esistono alcune notevoli eccezioni. La PAC presenta una sfida particolare. L’agricoltura intensiva, incoraggiata dalla PAC, non ha ridotto le pressioni sul capitale naturale. Piuttosto, ha aumentato il carico chimico sulla salute e sull’ambiente e ha esaurito le risorse da cui dipende l’agricoltura, nonché ha ostacolato l’attuazione delle direttive Uccelli e Habitat e della strategia sulla biodiversità. Non si ritiene che le iniziative ecologiche abbiano apportato benefici sufficienti.

 

Obiettivo prioritario 8: migliorare la sostenibilità delle città dell’Unione

La valutazione dei risultati e dell’attuazione del PAA nell’ambito del presente obiettivo è molto impegnativa data l’ampia varietà di città nell’Unione e l’assenza di obiettivi specifici in tale ambito. Tuttavia, un’analisi limitata suggerisce che le politiche delle città dell’UE sono ampiamente coerenti con il PAA. Sono stati riferiti progressi eterogenei in merito all’efficienza energetica, alla mobilità e ai trasporti sostenibili, alla pianificazione e alla progettazione urbana sostenibile, alla biodiversità urbana e agli edifici sostenibili.

 

Obiettivo prioritario 9: aumentare l’efficacia dell’azione unionale nell’affrontare le sfide ambientali e climatiche a livello internazionale

Non vi sono chiare tendenze sull’efficacia del 7° PAA in questo ambito e i progressi compiuti nell’attuazione di iniziative specifiche sembrano eterogenei. L’UE ha promosso sistemi di scambio di quote di emissione a livello internazionale, ma ha ottenuto risultati meno lusinghieri nel garantire il conseguimento della crescita economica nel rispetto della capacità portante del pianeta. Sembra vi siano stati esigui progressi nell’affrontare la questione della domanda di beni alimentari e non alimentari dell’UE e i relativi impatti sull’ambiente a livello internazionale.

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