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Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza - PNRR

di Sergio Baroni

Categoria: Rifiuti
Next Generation Italia
Tante speranze ma anche tante…. ombre per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” soprattutto in materia di Rifiuti ed Economia Circolare.

 

Dopo una lunga gestazione, nella notte fra il 12 e il 13 dicembre scorso, il Governo ha approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel quale sono contenute le misure e le modalità attraverso le quali investire e utilizzare i fondi del Recovery Fund, per oltre 200 miliardi di euro. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura al primo posto; segue, tra gli obiettivi, la rivoluzione verde e la transizione ecologica. Ma ancora, infrastrutture per una mobilità sostenibile; investimenti nell’istruzione e nella ricerca; inclusione e coesione; infine, salute. Ma andiamo per ordine.

 

Missioni, Componenti, Linee di intervento

Il PNRR si articola in 6 Missioni, che a loro volta raggruppano 16 Componenti funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo. Le Componenti si articolano in 48 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. I singoli Progetti di investimento sono stati selezionati secondo criteri volti a concentrare gli interventi su quelli trasformativi, a maggiore impatto sull’economia e sul lavoro. A tali criteri è stataorientata anche l’individuazione e la definizione sia dei “progetti in essere” che dei “nuovi progetti”.

Per ogni Missione, sono indicate le riforme necessarie a una più efficace realizzazione, collegate all’attuazione di una o più Componenti.

Consulenze ambientali per aziende, enti e professionisti
 
 

Le sei Missioni del PNRR rappresentano aree “tematiche” strutturali di intervento:
  1. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica;
  3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  4. Istruzione e ricerca;
  5. Inclusione e coesione;
  6. Salute.

 
 

Come accennato una delle 6 Missioni ha per titolo “Rivoluzione verde e transizione ecologica”……. La Missione 2 concerne i grandi temi dell’agricoltura sostenibile, dell’economia circolare, della transizione energetica, della mobilità sostenibile, dell’efficienza energetica degli edifici, delle risorse idriche e dell’inquinamento. Essa comprende tre dei programmi flagship del NGEU identificati dalla Commissione Europea nella Strategia Annuale di Crescita Sostenibile 2021 e ribadite nelle Linee Guida per i Piani di Ripresa e Resilienza: Power up (rinnovabili e produzione e trasporto di idrogeno verde), Renovate (efficienza energetica degli edifici), Recharge and Refuel (sviluppo della mobilità sostenibile tramite reti di distribuzione di elettricità e idrogeno).

Lo European Green Deal fissa un nuovo e più ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 e gas clima alteranti, pari ad almeno il 55% entro il 2030 (in confronto al livello del 1990), e di neutralità climatica entro il 2050. Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 richiede ingenti investimenti e una vasta gamma di riforme abilitanti.

In Italia, tra il 1990 e il 2018 le emissioni di gas a effetto serra si sono ridotte del 17%, passando da 516 a 428 milioni di tonnellate equivalenti. Aggiungendo gli assorbimenti netti del settore agricolo e forestale, l’ammontare delle emissioni 2018 era pari a 390 Mton CO2 eq. Lo scenario che porterebbe l’Italia alla neutralità climatica entro il 2050 evidenzia dunque un gap emissivo che dovrà essere chiuso tramite tre principali tipologie di azioni:

  1. una riduzione sostanziale della domanda di energia (soprattutto nel settore residenziale e commerciale e in quello dei trasporti);
  2. un ulteriore cambiamento nel mix energetico a favore delle fonti rinnovabili, insieme ad una estesa elettrificazione degli usi finali e alla produzione di idrogeno;
  3. un aumento degli assorbimenti della CO2 dalle superfici e dai suoli

 

Gli obiettivi generali della missione 2
  • Rendere la filiera agroalimentare sostenibile, preservandone la competitività. Implementare pienamente il paradigma dell’economia circolare;
  • Ridurre le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli obiettivi 2030 del Green Deal Incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili e sviluppare rete trasmissione Promuovere e sviluppare la filiera dell’idrogeno;
  • Sostenere la transizione verso mezzi di trasporto non inquinanti e le filiere produttive Migliorare l’efficienza energetica e la performance antisismica degli edifici;
  • Assicurare la gestione sostenibile della risorsa idrica lungo l’intero ciclo Contrastare il dissesto idrogeologico ed attuare un programma di riforestazione;
  • Migliorare la qualità delle acque interne e marine.

 

Per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” vengono investiti 69,8 miliardi. In primo luogo, si punta ad un’agricoltura sostenibile e ad un’economia circolare, coerentemente con gli obiettivi green fissati dai vari piani europei. Un punto, questo, che coinvolge l’uso delle materie prime naturali al fine di ridurne lo spreco; l’uso delle seconde materie naturali; impianti di trasformazione dei rifiuti. La seconda componente riguarda poi l’energia rinnovabile, seguita dall’efficienza energetica e riqualificazione degli edifici. Infine, spazio alla tutela del territorio e della risorsa idrica.

La missione si struttura in 4 componenti ed è volta a realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia italiana coerentemente con il Green Deal europea e il PNIEC.

 

La prima componente, Agricoltura Sostenibile ed Economia Circolare”, punta da un lato a conseguire una filiera agroalimentare sostenibile, migliorando la logistica e competitività delle aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali, dall’altro allo sviluppo di impianti di produzione di materie prime secondarie e all’ammodernamento e alla realizzazione di nuovi impianti, in particolare nelle grandi aree metropolitane del Centro e Sud Italia, per la valorizzazione dei rifiuti in linea col Piano d’azione europeo per l’economia circolare. La strategia sull’economia circolare è finalizzata a ridurre l’uso delle materie prime naturali, di cui il pianeta si va progressivamente impoverendo, utilizzando “materie prime secondarie”, prodotte da scarti/residui/rifiuti. Per incrementare il tasso di circolarità in Italia vengono proposti interventi per la realizzazione di impianti di trasformazione dei rifiuti finalizzata al loro recupero, partendo in particolare dai rifiuti da raccolta differenziata. La strategia sull’economia circolare interviene su un processo lungo e complesso teso a rendere l’Italia meno dipendente dall’approvvigionamento di materie prime e conseguentemente più forte e competitiva sui mercati internazionali. Per potenziare gli interventi verrà costituito un fondo operativo per far leva sulle risorse del PNRR destinato a favorire lo sviluppo dell’economia circolare.

 

La seconda componente, “Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile”, ha come obiettivo l’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e lo sviluppo di una filiera industriale in questo ambito, inclusa quella dell’idrogeno. Un contributo rilevante verrà dai parchi eolici e fotovoltaici offshore. Nell’industria siderurgica primaria, l’idrogeno rappresenta in prospettiva un’alternativa al gas naturale per la produzione di Ferro Ridotto Diretto (DRI). In linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, è previsto un investimento per lo sviluppo del DRI connesso al progetto di decarbonizzazione dell’ex ILVA a Taranto e alla transizione per la produzione di acciaio verde in Italia. Una specifica linea di azione è rivolta allo sviluppo della mobilità sostenibile attraverso il potenziamento delle infrastrutture per il trasporto rapido di massa come metro, tram, filovie, Bus Rapid Transit e delle ciclovie di ambito urbano, metropolitano, regionale e nazionale e a un imponente rinnovamento del parco circolante di mezzi per il trasporto pubblico locale con mezzi a basso o nullo impatto ambientale. Enti Locali e Regioni saranno un attore fondamentale nella definizione e implementazione di questa linea di azione. La distribuzione territoriale degli investimenti di questa componente dedicherà una quota significativa di risorse pari al 50%, al Mezzogiorno.

 

La terza componente, Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici” punta all’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato con contestuale messa in sicurezza e digitalizzazione delle strutture. Priorità sarà data alle scuole, agli ospedali (vedi Missione 6) e alle case di edilizia popolare.

 

La quarta componente, “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, prevede rilevanti interventi sul dissesto idrogeologico, sulla forestazione e tutela dei boschi, sui grandi schemi idrici e sulle opere di approvvigionamento idrico a scopo idropotabile e/o irriguo e la gestione sostenibile delle risorse idriche e sulle infrastrutture verdi urbane.

 

Veniamo alle risorse messe a disposizione per la Missione 2 -Rivoluzione verde e transizione ecologica ( in miliardi euro )

  • Agricoltura sostenibile ed economia circolare 7,00
  • Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile 18, 22
  • Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici 29,55
  • Tutela del territorio e della risorsa idrica 15,03

Per un Totale di 69,80 Miliardi di euro.

 

Soffermandoci sulla prima linea di intervento, per cui, come già accennato, gli obiettivi indicati sono

  1. Conseguire un sistema agroalimentare sostenibile e resiliente attraverso investimenti a supporto delle filiere, migliorare la competitività delle aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali, potenziare le infrastrutture della logistica del
  2. Rendere performante la filiera del riciclo con misure volte a massimizzare il recupero delle materie prime secondarie (MPS).
  3. Implementare il paradigma dell’economia circolare, con misure volte alla riduzione dell’uso di combustibili fossili anche a favore di combustibili derivati da rifiuti, consentendo inoltre di conseguire un minore impatto ambientale (es. riduzione di inquinanti, riduzione CO2), e la creazione di posti di lavoro legati all’economia

Obiettivi quindi, sulla carta, ambiziosi e di grande portata. Le linee di intervento denominate M2C1 prevedono la seguente ripartizione dei 7,00 miliardi.

Esaminiamo più nel dettaglio i temi della gestione dei rifiuti e della Economia Circolare

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Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti di cui

  • 1,50 miliardi per Realizzazione di nuovi impianti e ammodernamento degli impianti esistenti per il riciclo
  • 2,20 miliardi per il Progetto di Economia Circolare
  • 0,80 miliardi per la transizione ecologica nel Mezzogiorno ecc….

 

Realizzazione di nuovi impianti e ammodernamento degli impianti esistenti per il riciclo

Sono previsti, in termini del tutto generali e da declinare in progetti, investimenti per la valorizzazione e la chiusura del ciclo dei rifiuti. Gli investimenti aggiuntivi di questa linea saranno pari a 1,5 miliardi. Si punterà all’adeguamento degli impianti esistenti e alla realizzazione di nuovi impianti per la chiusura del ciclo dei rifiuti con la produzione di materie prime secondarie. Gli investimenti saranno anche finalizzati a potenziare la raccolta differenziata con investimenti su mezzi di nuova generazione e implementando la logistica per particolari frazioni di rifiuti.

Gli interventi previsti sono volti in particolare ad affrontare situazioni critiche nella gestione dei rifiuti nelle grandi aree metropolitane del Centro e Sud Italia (ad esempio Città metropolitane di Roma Capitale, Napoli, Bari, Reggio Calabria e Palermo). Si attueranno azioni comunicative per incrementare la raccolta differenziata e promozione dei centri di raccolta e riuso.

Si realizzeranno altresì progetti flagship ad alto contenuto innovativo, fra cui l’incremento della raccolta e del recupero dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE); la chiusura del ciclo di gestione dei fanghi di depurazione prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane; la creazione di poli di trattamento per il recupero dei rifiuti prodotti da grandi utenze (porti, aeroporti, ospedali, plessi scolastici).

La tempistica di realizzazione degli investimenti prevede un orizzonte 2026, partendo da progetti disponibili proposti da città metropolitane, presenti nella pianificazione regionale, ove regolati, verificati dall’ARERA per i profili tariffari e, comunque, verificati per i profili di sostenibilità finanziaria, indicando l’eventuale effetto leva per la quota a carico dei soggetti attuatori privati.

 

Progetto economia circolare

Questo pacchetto d’interventi viene finanziato attraverso un Fondo appositamente destinato a realizzare gli obiettivi dell’economia circolare con la finalità di ridurre l’utilizzo di materie prime di cui il Paese è carente nei processi industriali, sostituendole progressivamente con materiali prodotti da scarti, residui, rifiuti.

Gli interventi dovranno essere coerenti con il Piano europeo per l’economia circolare (Circular Economy Action Plan) con l’obiettivo di ridurre la produzione netta di rifiuti e il conferimento in discarica di tutti gli scarti di processo (sotto questa finalità sono presenti tutte le azioni volte alla valorizzazione dei rifiuti e alla produzione di prodotti intermedi da destinare ai vari settori produttivi riducendo progressivamente l’approvvigionamento di materie prime dall’estero).

Le azioni di investimento della Missione saranno accompagnate da specifiche riforme volte a favorire la transizione energetica e la svolta ecologica, fra le quali spicca la definizione di una strategia nazionale in materia di economia circolare. Essa si baserà su un intervento di riforma normativa, denominato “Circolarità e tracciabilità” volto a promuovere la semplificazione amministrativa in materia di economia circolare e l’attuazione del piano d’azione europeo per l’economia circolare. Quest’ultimo punterà a migliorare l’organizzazione e il funzionamento del sistema di controllo e tracciabilità dei rifiuti, per rafforzare l’ecodesign e la simbiosi industriale, riducendo a monte la produzione di rifiuti e per rafforzare la posizione dell’Italia come paese con i più alti tassi di riuso circolare in Europa.

Saranno inoltre contemplate misure normative, coerenti con le direttive e gli obiettivi europei, per favorire il riuso/recupero dei prodotti e la promozione di nuovi sistemi gestionali, in particolare di quelli che ricadono in catene del valore strategiche o individuati in base all’impatto ambientale e al loro potenziale di circolarità. La strategia prevede, tra l’altro, la nascita di un hub tecnologico nazionale e centri di competenza territoriali per l’economia circolare a supporto del sistema produttivo. La strategia intende rendere il Paese più resiliente in alcuni settori strategici, mitigando anche le criticità relative alla sicurezza degli approvvigionamenti di materie prime.

In una delle ultime bozze del Pnrr era poi presente una ulteriore linea di intervento denominata Progetti di economia circolare per la riconversione di processi industriali poi non più presente (almeno formalmente…) probabilmente perché questo pacchetto d’interventi viene finanziato attraverso un Fondo appositamente destinato a realizzare gli obiettivi dell’economia circolare con la finalità di ridurre l’utilizzo di materie prime di cui il Paese è carente nei processi industriali, sostituendole progressivamente con materiali prodotti da scarti, residui, rifiuti.

Gli interventi dovevano essere coerenti con il Piano europeo per l’economia circolare (Circular Economy Action Plan) con l’obiettivo di ridurre la produzione netta di rifiuti e il conferimento in discarica di tutti gli scarti di processo (sotto questa finalità sono presenti tutte le azioni volte alla valorizzazione dei rifiuti e alla produzione di prodotti intermedi da destinare ai vari settori produttivi riducendo progressivamente l’approvvigionamento di materie prime dall’estero).

Fra una Bozza e l’altra ( dal1/2 dicembre fino al 12 gennaio) sono state quindi modificate diverse previsioni e, soprattutto, un discreto “balletto” per i progetti previsti nelle schede ( un esempio per tutti il progetto di cattura e stoccaggio della CO2 nei pozzi esauriti per l’estrazione del gas metano a Ravenna ). In una delle ultime bozze ( 12 dicembre 20220 ) del documento allegato al Piano e contenente le schede progettuali che al momento non risultano confermate, venivano indicate diverse tipologie di interventi per

 

Realizzazione di nuovi impianti e ammodernamento impianti esistenti

Questa linea interviene nella realizzazione di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti e l’ammodernamento degli impianti esistenti. Sono previsti investimenti volti ad affrontare situazioni di particolare criticità nella gestione dei rifiuti nelle grandi aree metropolitane del Centro e Sud Italia e non solo (ad esempio Città metropolitane di Roma Capitale, di Napoli e di Palermo):

  • Azioni comunicative per incrementare la raccolta differenziata e promozione dei centri di raccolta e riuso;
  • Adeguamento degli impianti esistenti;
  • Incremento raccolta differenziata;
  • Riduzione dello smaltimento in discarica;
  • Investimenti per la conversione del biogas da discarica per la produzione di bio-metano da impiegare nei trasporti
Realizzazione di progetti Flagship ad alto contenuto innovativo:
  • Incrementare la raccolta ed il recupero dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE);
  • Chiusura del ciclo di gestione dei fanghi di depurazione prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane;
  • Creazione di poli di trattamento per il recupero dei rifiuti prodotti da grandi utenze (porti, aeroporti, ospedali, plessi scolastici, ).

 

Poi altri investimenti per
  • Sviluppo di una soluzione tecnologica di riciclo chimico, per ricavare prodotti chimici e carburanti “circolari” da rifiuti plastici e frazione secca dei rifiuti urbani.
  • 4 impianti waste to fuel ( ???? )
  • Impianto di riciclo chimico a …….
  • 1 bioraffineria integrata per bioetanolo bioplastica e lignina a ……..
  • Progetti di decarbonizzazione con tecnologie CCUS che prevedeva tre investimenti:
  • Sviluppo del primo hub di decarbonizzazione nell’Europa meridionale
  • Mineralizzazione della CO2 da fasi naturali a Ravenna
  • Biofissazione CO2 con microalghe
  • Progetti per la produzione di combustibili non convenzionali e/o biopolimeri

 

Fermiamoci qui…. per alcune brevi e preliminari considerazioni e valutazioni.

Come si dice…” la montagna ha partorito un topolino”….!! Tante bellissime dichiarazioni di intenti, tanti idee ( qualcuna anche buona…) ma una miseria di fondi messi a disposizione per le esigenze reali del nostro Paese che non derivano dalla crisi dovuta al Covid-19 ma da decenni di amministrazione e gestione dei rifiuti arretrata e non coerente con il reale fabbisogno ( ovviamente salve diverse realtà – sia pubbliche che private – virtuose e molto avanzate anche a livello europeo ).

In particolare sulla gestione dei fondi e i relativi obiettivi siamo di fronte, da un lato, ad un “libro dei sogni” perché il Pnrr non si confronta con la realtà nazionale e il fabbisogno reale rispetto alla necessità di raggiungere, in maniera omogenea, gli obiettivi comunitari declinati nel recente dlgs 116/2 che doveva, ma l’ha fatto solo in parte, dare le linee guida per lo sviluppo della Economia Circolare. Dall’altro risorse assolutamente insufficienti.

Affinché l’economia circolare non rimanga soltanto un titolo accattivante, ma vuoto di contenuti, è necessario prevedere strumenti che incentivino il mercato, le imprese e i prodotti “circolari” riducendo il differenziale di costi e di prezzi rispetto alle produzioni “lineari” (materie prime vergini).

Nell’economia «reale» le dichiarazioni di principio devono essere confrontate con la loro attuazione e principalmente con la regola base dell’imprenditoria: cioè la semplificazione burocratica e l’equilibrio economico dell’impresa.

 

Un Pnrr che non cambia pelle rispetto alle bozze precedenti ma che addirittura è mutato in “peggio””. Non si tiene infatti in giusto conto che:

  • Nel paese ( e soprattutto al centro-sud ) c’è’ carenza di impianti di trattamento e recupero sia di materi che di energia ( praticamente solo discariche)
  • Si ricorre ancora in modo rilevante alla discarica di fronte gli obiettivi posti dal dlgs 121/20 art. 5 ( al 2030 e 2035 ).
  • Siamo sempre più di fronte a una grande diffidenza e sindrome di Nimby nella popolazione che si oppone a qualsiasi iniziativa. La fiducia nella PA è pari a zero.

 

Risorse gravemente insufficienti rispetto a effettivo fabbisogno stimato da FISE, Utilitalia e altri accreditati Istituti di ricerca ecc. per raggiungere in modo omogeneo gli obiettivi UE ripresi nel Dlgs 116/20. Percentuali di recupero, 10% di rifiuti urbani destinati a discarica…. Nessun riferimento a questi obiettivi . e una serie di linee di intervento di ordinaria amministrazione, slegati fra di loro e con ben poca innovazione.

Il Piano prevede oggi 1,5 miliardi di euro a fronte dei 10 necessari solo per adeguare la dotazione impiantistica del nostro Paese per un’efficace gestione dei rifiuti. Mancano, inoltre, strumenti necessari per rafforzare il mercato del riciclo. Servono misure di incentivazione, anche tramite credito d’imposta, all’utilizzo di prodotti circolari.

Il Pnrr elaborato dal MEF, è inspiegabilmente monco; il piano destina al tema “economia circolare e valorizzazione del ciclo dei rifiuti” risorse limitate (e non individua concreti strumenti economici per l’industrializzazione del settore della gestione dei rifiuti. Il Piano si limita ad una serie di interventi estemporanei, non coordinati e privi di un chiaro disegno di stimolo, accompagnamento e supporto alla transizione verso modelli di produzione, distribuzione e consumo “circolari”.

E’ ipotizzabile che per i progetti legati al sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani si debba prevedere un cofinanziamento a carico della tariffa ( o TARI ) che i cittadini pagano spesso per servizi poco efficienti e che destinano i rifiuti all’estero per manacanzadi una strategia e di impianti adeguati. In ogni caso

Esemplare il caso del progetto che non è dato a sapere se sia rimasto nelle schede e denominato “Waste to fuel”… Il fuel si può e si “deve” fare ma poi dove lo utilizziamo ?? Spesso viene destinato all’estero. Il caso del CSS combustibile da destinare a cementerie e grandi centrali termoelettriche è significativo.

Gli impianti del sistema nazionale sono in grado di produrre quantità significative di CSS combustibile ( DM 14.02.2013) ma si contano sulle dita di una mano gli impianti che riescono ad acquisire l’autorizzazione per poterlo utilizzare non solo a causa dei Comitati contrari anche per scarsa efficienza della PA nelle procedure autorizzative e di programmazione.

Il Piano ambisce a una “Rivoluzione verde e transizione ecologica” , ma poi non tratta il tema degli EoW e sottoprodotti se non in modo generico nel capitolo delle riforme….

 

 

Infine sia consentita una considerazione di carattere generale del tutto personale; si è accennato al fatto che le esigenze reali del nostro Paese derivano dalla crisi dovuta al Covid-19 ma da decenni di amministrazione e gestione dei rifiuti arretrata e non coerente con il reale fabbisogno. E questo non solo per i rifiuti ma anche per il sistema idrico integrato.

il tema è quello di poter auspicabilmente approfittare dei finanziamenti per mettere a posto una serie di partite di interesse nazionale che storicamente questo Paese si trascina da sempre. Finché non mettiamo a posto il tema dei rifiuti e della depurazione delle acque, ha un senso veramente relativo parlare di cose più grandi. È certamente affascinante, per esempio, ipotizzare l’utilizzo dell’idrogeno come energia pulita, ma è evidentemente una strada su cui investire in termini di prospettiva, le risorse del Recovery Fund andrebbero impiegate anche per risolvere oggi questioni aperte e di cui subiamo quotidianamente gli effetti negativi: le istituzioni italiane devono impegnarsi perché questo sia possibile. Non è pensabile, per esempio, andare avanti con situazioni del nostro Paese in cui grandi città continuano a esportare i rifiuti all’estero, oppure intere zone non sono allacciate alle reti fognarie e i reflui si riversano tali e quali nei fiumi per poi arrivare in mare. Per non parlare delle migliaia di siti inquinati da bonificare di cui è pieno il territorio nazionale, o del dissesto idrogeologico di cui ci ricordiamo solamente dopo eventi disastrosi, che ormai, con il cambiamento climatico, diventano sempre più frequenti. Va certamente bene pensare a prospettive future, ma credo che prima di tutto occorra stare con i piedi per terra e risolvere questioni irrisolte da decenni. Fra l’altro si tratta di tematiche che poggiano su tecnologie mature e questo permetterebbe di innescare immediatamente circoli virtuosi anche da un punto di vista economico. Infatti, una volta individuate le priorità ambientali che è più urgente risolvere – negli ambiti che sopra ricordavo – si possono dare benefici concreti nel breve tempo al Paese.

 

Piacenza, 18 gennaio 2021

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