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Stefano Maglia

La qualità dell’acqua destinata al consumo umano

di Miriam Viviana Balossi

Categoria: Acqua


 
L’art. 144 del D.L.vo 152/2006 stabilisce che l’acqua costituisce una risorsa che va tutelata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà, e che qualsiasi uso è effettuato salvaguardando le aspettative ed i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale.
 
Ai sensi del comma 4, gli usi diversi dal consumo umano sono consentiti nei limiti nei quali le risorse idriche siano sufficienti e a condizione che non ne pregiudichino la qualità.

 

I rischi di contaminazione

 

La precedente Dir. 98/83/CE del Consiglio stabiliva il quadro giuridico inteso a proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano, garantendone la salubrità e la pulizia.
 
Nel 2017 l’OMS ha condotto un esame approfondito dell’elenco dei parametri e dei valori di parametro ivi stabiliti, ed all’esito di tale esame ha ritenuto di dover adattare tale elenco alla luce dei progressi tecnici e scientifici con particolare riferimento alla Legionella, nonché ad altri parametri chimici.

 

Considerando che i valori utilizzati per valutare la qualità dell’acqua destinata al consumo umano devono essere rispettati nel punto in cui le acque emergono dai rubinetti, tuttavia, la qualità dell’acqua destinata al consumo umano può essere influenzata dai sistemi di distribuzione domestici. Di tutti gli agenti patogeni presenti nell’acqua, i batteri della legionella causano il maggiore onere sotto il profilo sanitario. Essi si trasmettono attraverso i sistemi di acqua calda mediante inalazione, ad esempio durante la doccia. Pertanto, si tratta di un rischio chiaramente collegato al sistema di distribuzione domestico.

 

La normativa

 

La Dir. 2020/2184 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2020 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano ha rinnovato la disciplina comunitaria e ha portato ad un cambiamento importante nel quadro normativo nazionale, dove vengono definite le nuove responsabilità a carico del Gestore Idrico Distribuzione Interna (GIDI).

 

 
Il D.L.vo 23 febbraio 2023 , n. 18 disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano e si pone come obiettivi la protezione della salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano, assicurando che le acque siano salubri e pulite, nonché il miglioramento dell’accesso alle acque destinate al consumo umano (nel nostro precedente articolo “Acque destinate al consumo umano, prime osservazioni al D.L.vo 18/2023”, pubblicato su quesito sito, abbiamo proceduto ad un ampio commento del D.L.vo 18/2023, al quale si rimanda).

 

A completamento di questo quadro si segnala il Rapporto ISTISAN 22/32 recante “Linee guida per la valutazione e la gestione del rischio per la sicurezza dell’acqua nei sistemi di distribuzione interni degli edifici prioritari e non prioritari e in talune navi ai sensi della Direttiva (UE) 2020/2184”, che fonda l’approccio basato sul rischio come strategia di elezione per la protezione della salute umana contro le malattie idrotrasmesse, siano esse di natura microbiologica e virologica, chimica o fisica.

 

I punti chiave


 
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle linee guida sulla qualità delle acque potabili, ha raccomandato dal 2004 alle Autorità Sanitarie e Ambientali e ai Sistemi di gestione idrica l’adozione dei principi dei Water Safety Plans (Piani di Sicurezza dell’Acqua – PSA) per la valutazione e la gestione dei rischi dall’area di captazione della risorsa fino al rubinetto, punto in cui l’acqua è resa disponibile per ogni uso umano.

 

Siccome l’applicazione dei PSA nei sistemi di gestione idropotabile riguarda oggi larga parte dei sistemi di gestione idrica specializzati e copre i maggiori centri urbani del Paese, è a questo punto necessario estendere l’approccio basato sul rischio all’ ”ultimo miglio” della distribuzione idrica, a valle del punto di consegna delle acque da parte dei servizi idropotabili, la cui gestione compete al Gestore Idrico della Distribuzione Interna dell’acqua (GIDI) dell’edificio, locale, nave, o del complesso di edifici o locali.

 

E’ ormai riconosciuto che la qualità chimica e microbiologica dell’acqua cambia tra il punto in cui l’acqua entra nell’edificio e il rubinetto di utenza e che quindi una adeguata gestione degli impianti e dell’acqua all’interno degli edifici è fondamentale per mantenere la qualità e la sicurezza dell’acqua potabile per l’utenza.

 

Inoltre, a norma dell’articolo 11 della Dir. 2020/2184, gli Stati membri devono assicurare che determinati materiali che vengono a contatto con le acque destinate al consumo umano non compromettano direttamente o indirettamente la tutela della salute umana, non alterino il colore, l’odore o il sapore dell’acqua, non favoriscano la crescita microbica e non causino il rilascio nell’acqua di contaminanti in livelli superiori a quelli necessari allo scopo previsto per quel materiale. Il Reg. 2024/370 della Commissione del 23 gennaio 2024 che integra la direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio ha stabilito le procedure di valutazione della conformità per i prodotti che vengono a contatto con le acque destinate al consumo umano e le norme per la designazione degli organismi di valutazione della conformità coinvolti nelle procedure.

 

Pericoli

 

Il livello di esposizione ai pericoli veicolati dall’acqua attraverso i suoi diversi utilizzi e il potenziale impatto sui soggetti esposti è differente.

 

Pericoli di tipo biologico si correlano principalmente alla eventuale presenza di microrganismi patogeni (batteri, virus, ecc …) nelle acque. I processi di trattamento, disinfezione e controllo della qualità delle acque, oggi definiti da normative e standard tecnici, hanno fatto registrare un sostanziale declino del rischio infettivo e delle patologie legate alla presenza e diffusione nelle acque dei più tradizionali patogeni enterici (come la salmonella). Tuttavia, sono tuttora segnalate patologie a trasmissione idrica. In particolare, nelle reti idriche possono manifestarsi condizioni di pericolo in relazione alla presenza di agenti patogeni di origine enterica che derivano da contaminazione fecale; organismi ambientali (diversi batteri, quali quelli appartenenti al genere della legionella); materiali inidonei, trattamenti domestici dell’acqua mal gestiti, dosaggi di sostanza chimiche nutrienti non necessarie o incontrollate, ecc…

 

Pericoli chimici si correlano principalmente alla eventuale presenza di sostanze organiche e inorganiche che possono entrare nel sistema idrico di distribuzione degli edifici e arrivare al rubinetto. Alcune di esse, provenienti da fonti esterne ambientali, industriali e agricole, non adeguatamente rimosse durante le fasi di trattamento negli impianti di potabilizzazione o introdotte a seguito di guasti e rotture della rete di distribuzione, possono ritrovarsi in rete. Altri pericoli possono derivare da processi di trattamento dell’acqua, quali disinfezione o dosaggio di anticorrosivi/antincrostanti (residui di sostanze chimiche), episodi di sovradosaggio, impiego di prodotti che non rispettano gli adeguati criteri di qualità e sicurezza stabiliti, ecc …

 

Pericoli fisici, infine, sono connessi alle proprietà fisiche dell’acqua: bassa pressione, quantità insufficiente, elevata temperatura, torbidità (presenza di sedimenti o solidi sospesi). Tipicamente non hanno un effetto diretto sulla salute del consumatore, ma possono promuovere alterazioni della qualità della fornitura idrica a causa del rilascio di sostanze indesiderate dalla superficie delle tubazioni oppure della presenza di organismi naturalmente presenti nelle acque (ad esempio, alghe, zooplancton, batteri) che, rimanendo adesi su sedimenti o solidi sospesi, alterano le caratteristiche organolettiche e quindi l’accettabilità dell’acqua. Si correlano quindi principalmente alla presenza di materiale particellare e sedimenti nell’acqua (solidi sospesi) che danno origine a fenomeni di torbidità. I solidi sospesi possono derivare dal parziale distacco sia di rivestimenti interni alle tubazioni che di biofilm, da incrostazioni e/o prodotti di corrosione adesi alle superficie, dalla presenza di sabbia o silice.

 

Conclusioni

 

In considerazione del fatto che l’approccio basato sul rischio rappresenta la strategia di elezione per la protezione della salute umana contro le malattie idrotrasmesse, siano esse di natura microbiologica e virologica, chimica o fisica, affinché un’analisi di rischio sia veramente completa deve tener conto dell’analisi dell’acqua di rete, della tipologia ed estensione delle strutture, dei volumi di acqua erogata, del tipo e vulnerabilità dei soggetti esposti nell’edificio, della stagionalità della frequentazione, della frequenza e occorrenza di fenomeni di fermo impianto e stagnazione, delle dimensioni e complessità impiantistica, della vita media stimata di edifici e reti idriche interne, della sostenibilità delle misure di controllo e gestione dei rischi applicabili alle diverse strutture.

 

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