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La notizia è della settimana scorsa (9 settembre) ma merita di essere ripresa. Si tratta della segnalazione dell’Antitrust alla Regione Lazio, al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Sindaco del Comune di Roma, al Commissario delegato per l’emergenza ambientale nel territorio di Roma e Provincia. Secondo l’Autorità l’attuale assetto regolatorio ha di fatto favorito lo smaltimento in discarica, che, anche dal punto di vista della concorrenza, rappresenta il modello di gestione di rifiuti meno auspicabile: non consente alcun tipo di valorizzazione economica del rifiuto e costituisce dunque un costo sociale sia sotto il profilo ambientale sia sotto quello economico. Al contrario la raccolta differenziata è in grado di attivare numerose filiere a valle, consentendo l’espansione di altrettanti mercati e l’ingresso di operatori che altrimenti rimarrebbero esclusi. Anche il recupero di energia, che attiva un’unica filiera, quella appunto della produzione di energia (e/o calore), può avere un effetto positivo su quel mercato. L’attuale regolamentazione ha invece portato, nel Lazio, ad un ricorso eccessivo allo smaltimento in discarica, destinazione finale del 71% dei rifiuti urbani (secondo dati Ispra). La raccolta differenziata non è stata adeguatamente promossa, ed è stato al contrario avallato un assetto impiantistico caratterizzato da una grande capacità di lavorazione di rifiuti indifferenziati (impianti di trattamento meccanico biologico). Al tempo stesso, il sistema di autorizzazioni dei termovalorizzatori, che non consente di bruciare direttamente i rifiuti indifferenziati, non ha permesso a tali impianti di svolgere nel Lazio il ruolo di vincolo concorrenziale all’attività di smaltimento in discarica che è stato invece riscontrato in altre Regioni italiane.. A ciò si aggiunga che sia gli impianti in grado di trasformare i rifiuti indifferenziati in combustibile da rifiuto, sia gli stessi impianti di termovalorizzazione vengono utilizzati a tassi ridotti, con ciò favorendo ulteriormente lo smaltimento in discarica dei rifiuti indifferenziati. Dunque la scelta di favorire, negli anni, il ricorso allo smaltimento in discarica rispetto ad interventi di recupero di materia dalla raccolta differenziata e di energia dai rifiuti indifferenziati, ha ostacolato il raggiungimento di un assetto integrato di gestione dei rifiuti urbani efficiente, nel quale le diverse modalità di gestione venissero poste, laddove possibile, in concorrenza tra loro. Ne deriva che la tariffa a carico dei cittadini del Comune di Roma per la gestione dei rifiuti è tra le più alte di Italia e seconda, fra le grandi città, solo a quella di Napoli.
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Rivedere la gestione dei rifiuti urbani nel Lazio
di Massimo Medugno
La notizia è della settimana scorsa (9 settembre) ma merita di essere ripresa. Si tratta della segnalazione dell’Antitrust alla Regione Lazio, al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Sindaco del Comune di Roma, al Commissario delegato per l’emergenza ambientale nel territorio di Roma e Provincia.
Secondo l’Autorità l’attuale assetto regolatorio ha di fatto favorito lo smaltimento in discarica, che, anche dal punto di vista della concorrenza, rappresenta il modello di gestione di rifiuti meno auspicabile: non consente alcun tipo di valorizzazione economica del rifiuto e costituisce dunque un costo sociale sia sotto il profilo ambientale sia sotto quello economico. Al contrario la raccolta differenziata è in grado di attivare numerose filiere a valle, consentendo l’espansione di altrettanti mercati e l’ingresso di operatori che altrimenti rimarrebbero esclusi. Anche il recupero di energia, che attiva un’unica filiera, quella appunto della produzione di energia (e/o calore), può avere un effetto positivo su quel mercato.
L’attuale regolamentazione ha invece portato, nel Lazio, ad un ricorso eccessivo allo smaltimento in discarica, destinazione finale del 71% dei rifiuti urbani (secondo dati Ispra). La raccolta differenziata non è stata adeguatamente promossa, ed è stato al contrario avallato un assetto impiantistico caratterizzato da una grande capacità di lavorazione di rifiuti indifferenziati (impianti di trattamento meccanico biologico). Al tempo stesso, il sistema di autorizzazioni dei termovalorizzatori, che non consente di bruciare direttamente i rifiuti indifferenziati, non ha permesso a tali impianti di svolgere nel Lazio il ruolo di vincolo concorrenziale all’attività di smaltimento in discarica che è stato invece riscontrato in altre Regioni italiane.. A ciò si aggiunga che sia gli impianti in grado di trasformare i rifiuti indifferenziati in combustibile da rifiuto, sia gli stessi impianti di termovalorizzazione vengono utilizzati a tassi ridotti, con ciò favorendo ulteriormente lo smaltimento in discarica dei rifiuti indifferenziati.
Dunque la scelta di favorire, negli anni, il ricorso allo smaltimento in discarica rispetto ad interventi di recupero di materia dalla raccolta differenziata e di energia dai rifiuti indifferenziati, ha ostacolato il raggiungimento di un assetto integrato di gestione dei rifiuti urbani efficiente, nel quale le diverse modalità di gestione venissero poste, laddove possibile, in concorrenza tra loro. Ne deriva che la tariffa a carico dei cittadini del Comune di Roma per la gestione dei rifiuti è tra le più alte di Italia e seconda, fra le grandi città, solo a quella di Napoli.
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