Cari web lettori,
province sì, province no, la terra dei cachi…Parafrasando una nota canzoncina di qualche anno fa mi inserisco sommessamente nel dibattito sugli effetti della prospattata eliminazione (attualmente peraltro congelata a fronte dei soliti compromessi all’italiana per far posto ad una concettualmente incomprensibile “riduzione”) dell’istituto della Provincia con riferimento, ovviamente, ai temi ambientali, probabilmente tra i pochissimi dotati di qualche logica tra le competenze di tale istituto.
E’ necessaria qualche premessa: 1) nella mia esperienza ho conosciuto funzionari, tecnici e responsabili del settore ambiente di straordinaria competenza e responsabilità, specialmente nelle Provincie nuove e “minori” (ovvero quelle destinate a scomparire!); 2) non voglio entrare nel solito “provincialismo” (mai termine più a proposito!) e campanilismo di maniera che contraddistingue l’attuale dibattito (per esempio, Piacenza, la “mia” provincia, è destinata alla soppressione/accorpamento); 3) praticamente “tutti” i partiti contenevano nel loro programma l’idea di soppressione di tutte le province, ma di queste “cosucce” tipiche di casa nostra che concorrono a trascinarci nel baratro dello spread-default (finchè parliamo per inglesismi si capirà sempre meno…l’altro giorno una vecchietta parlando con una amica chiedeva se lo “spred” fosse un nuovo supermarket!) non ne voglio parlare.
La cosa su cui mi interessa riflettere è sul ruolo di straordinario potere-responsabilità di cui godono da tanti anni gli uffici ambiente di tutte le province italiane, capitanate quasi sempre da assessori che di ambiente non sanno un tubo, cambiati ad ogni giro di valzer/elezioni per le motivazioni che possiamo ben immaginare, province delegate in moltissimi casi dalle Regioni a svolgere funzioni che ad esse ex lege sarebbero dovute essere assegnate in tema di bonifiche, rifiuti, AIA, ecc… Chiunque, dico chiunque, abbia avuto a che fare con una richiesta di autorizzazione, licenza, nulla-osta, sa di cosa sto parlando. Interpretazioni fantasiose (una per tutte il pasticcio che si sta creando attorno alla operazione R12-R13 in alcune province italiane), ritardi, conferenze di servizi a gogo, sanzioni pesanti (i cui ricavati vanno la maggior parte delle volte alle province stesse!) frutto il più delle volte – in assoluta buona fede – di un eccesso di responsabiltà senza aver gli strumenti normativi/interpretativi adatti, in un momento, oltretutto, di scarsezza (eufemismo…) di risorse. Un altro esempio? Da anni il funzionario di turno deve, dinnanzi ad una richiesta autorizzatoria nella gestione rifiuti, decidere che caspita vuol dire “ricondizionamento” preliminare (D14) a fronte in realtà di una errata traduzione della norma originaria nel nostro ordinamento sin dai tempi del “Ronchi” (testo originario “repackaging”, ovvero “riconfezionamento”!). Fantastico!
Quindi, e qui chiudo, più che ridurre/eliminare le province bisognerebbe dotare i relativi uffici di norme, documentazione, risorse, formazione chiare, efficaci e puntuali per aiutare PA e aziende a non brancolare nel buio…

Alla prossima settimana
Stefano Maglia
s.maglia@tuttoambiente.it

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