15/09/2016
di Stefano Maglia
Tra Costituenti e ri-costituenti
Care/i web-lettrici/lettori,
Tra costituenti e ri-costituenti.
Come tutti ben sappiamo – visto che da mesi non si parla (e non si parlerà!) praticamente altro che di questo – tra qualche settimana saremo impegnati a pronunciarci sul Referendum relativo alla riforma della nostra Costituzione.
Evitando ovviamente commenti ed analisi sull’impostazione generale della medesima (ed imbarazzanti ed improponibili paragoni tra Pertini, De Gasperi, Togliatti e l’attuale gruppo di “costituenti”), mi permetto esclusivamente di concentrarmi sul tema a me più caro: l’ambiente.
La riforma direttamente impatta solo sull’art. 117 (v. art. 31), mentre nulla modifica dell’art. 9 ove rimane il riferimento al mero “paesaggio” e non al più ampio e omnicomprensivo concetto di “ambiente”.
Che nel 1948 i nostri Padri Costituenti (per alcuni attuali consiglierei ri-costituenti!) si concentrassero solo sugli aspetti estetico-turistici-economici-antropocentrici del “paesaggio” (non per nulla collegato ai “beni culturali”) è abbastanza logico e comprensibile. Lo è assai meno quasi settant’anni dopo.
Non c’è spazio di rammentare come solo alcuni interventi meritori della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale negli anni ’80 hanno provveduto a colmare questa lacuna (praticamente in tutti gli Stati del mondo – e nella Costituzione europea – la tutela costituzionale dell’ambiente è esplicitamente espressa), anche se qualche brillantone si ostina a ritenere che “il paesaggio” sia un concetto omnicomprensivo. Non diciamo fesserie! Una zona umida è una schifezza come paesaggio ma ricchissima come habitat. Preservare il “paesaggio” significa preservarne qualunque sua componente, anche non naturale. Quindi come Ass.IEA proponiamo (e ne parleremo al Festival del diritto a Piacenza il 24 settembre) una riforma dell’art. 9, che inserisca la parola “ambiente” anziché “paesaggio”, proposta sulla quale presto inizieremo a raccogliere adesioni.
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Alla prossima settimana!!
Stefano Maglia
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