Cari Web lettori,

uomini veri. Tra presidenti iperpagati di grandi aziende svendute “a loro insaputa” e “capitani coraggiosi” che accollano la colpa di loro disastri a timonieri filippini poco avvezzi al napoletano (questo rock di capitan Schettino – remember Bennato? – è sempre fonte di simpatiche riflessioni), ci vien facilmente da pensare alle responsabilità ambientali. In questi ultimi giorni ho partecipato ad una serie di iniziative (da ultimo al Festival del diritto a Piacenza con Postiglione, Orsini, Zortea e Reggi) in cui questo tema è stato ricorrente.
Chi inquina paga”, recita uno dei fondamentali principii ambientali europei. Ma in Italia pagano davvero tutti, tutto, con coerenza e proporzionalmente? Senza bisogno di scomodare il dramma dell’ Ilveide la realtà è che manca chiaramente quell’equilibrio necessario a fornire un quadro di sanzioni – principali ed accessorie – davvero “utili”, “giuste” e – dice l’ Europa – “proporzionate”.
Qualche esempio? Nel campo della gestione rifiuti se non adempio ad una prescrizione contenuta in una autorizzazione (se ho la fortuna che mi venga rilasciata in tempi non biblici) rischio l’arresto oltre che una serie di ulteriori effetti accessori che possono arrivare alla sospensione/revoca della mia attività e ad una sanzioncina accessoria che può superare i 150.000 euro prevista dalla c.d. “231-ambiente”, mentre se abbandono consapevolmente anche rifiuti pericolosi su un terreno, non solo si cerca di colpire (in solido) il proprietario del terreno che ha “subito” l’abbandono, ma io non rischio nulla per quanto riguarda la “231-ambiente” (ma anche se commetto un disastro ambientale, se è per quello!) in quanto non inserito tra i “reati presupposto”. Poi ci sono gli assurdi del tipo: c’è l’obbligo di dotarsi di AUA ma non esistono sanzioni se non lo fai! Ma questa è un’altra storia.
Che ne direste se il nostro legislatore invece di rompersi e romperci il sonno (in realtà vi confesso che in un primo momento avevo pensato ad un altro sostantivo) col Sistri non cominciasse a rivedere la filosofia che guida in Italia l’intero sistema sanzionatorio ambientale, puntando una buona volta – come chiede l’Europa con la Dir. 99/08/CE – a punire penalmente con sanzioni – principali e accessorie – davvero proporzionate, utili e dissuasive (e utilizzando poteri di indagine più efficaci e personale di vigilanza più preparato e competente), chi è responsabile – con dolo e colpa grave – di reati sostanziali e non formali contro le risorse ambientali?

Alla prossima settimana

Stefano Maglia

s.maglia@tuttoambiente.it

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