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Impresa e sanzioni ambientali: come dimostrare la buona fede?

In una importantissima e recentissima sentenza la Corte di Cassazione (23 luglio 2024, n. 30062) è intervenuta ancora una volta sul tema della responsabilizzazione, competenza e consapevolezza indispensabile per tutte le imprese nei confronti della corretta gestione ambientale, riportando in motivazione sostanzialmente tutti i principii che la medesima Corte aveva già evidenziato sin dal 2004.

Riporto pertanto senza commento lo stralcio della motivazione:

  • «mentre per il comune cittadino l’inevitabilità dell’ignoranza della legge è sussistente ogni qualvolta egli abbia assolto, con il criterio dell’ordinaria diligenza, al dovere di informazione…tale obbligo è particolarmente rigoroso per tutti coloro che svolgono professionalmente una determinata attività, i quali rispondono dell’illecito anche in virtù di una culpa levis nello svolgimento dell’indagine giuridica.
  • Di conseguenza chi svolge una data attività commerciale è gravato dell’obbligo di acquisire informazioni circa la specifica normativa applicabile a quel settore, sicchè, qualora deduca la propria buona fede, non può limitarsi ad affermare di ignorare le previsioni di detta normativa, ma deve dimostrare di aver compiuto tutto quanto poteva per osservare la disposizione violata.
  • Le attività di impresa presuppongono la conoscenza della normativa di settore o implicano almeno l’obbligo di un’adeguata informazione, anche mediante l’utilizzo di esperti del settore.
  • Pertanto l’errore scusabile non può fondarsi sulle modificazioni occorse nel tempo alla normativa di settore»

Chiaro no?

A proposito di obbligo di un’adeguata informazione vi segnalo

Membership TuttoAmbiente

 

Alla prossima settimana!

Stefano Maglia

s.maglia@tuttoambiente.it

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