Care/i web-lettrici/lettori,

Rifiuti, mafie e dintorni…

La cattura (resa?) di Matteo Messina Denaro mi induce a condividere alcune riflessioni relative ad un tema in cui questi giorni non si è mai parlato, preferendo conoscere i gusti estetici e passatempi del più pericoloso e ricercato assassino mafioso ancora in libertà (praticamente a casa sua): i profondi, storici e solidi intrecci da sempre esistenti tra “mafie” e rifiuti.

  1. Rifiuti, droga e prostituzione: il “fatturato” di mafia, camorra e ‘ndrangheta si basa tradizionalmente e in modo abbastanza equivalente su questo bel trittico di attività
  2. Spesso si parla di ecomafia a capocchia. Due esempi: l’art. 452 quattordecies Cod. pen. (per tutti “ecomafia”) è in realtà un reato comune (“chiunque”) applicabile a prescindere dall’esistenza di una organizzazione mafiosa (è sufficiente una qualsiasi “attività continuativa organizzata”) e l’art. 256 bis TUA, nato tra 1000 squilli di tromba (“da oggi mai più Terra dei Fuochi!”, si leggeva sui giornali di allora) è in realtà applicabile di fatto a chiunque (ancora reato comune) ma non ai camorristi della Terra dei fuochi. Ci avevate mai fatto caso?
  3. I rifiuti si producono. Senza impianti di trattamento l’alternativa sono le discariche “abusive” gestite dai “colleghi” di Messina Denaro. Punto. Chiaro?

Alla prossima settimana!

Stefano Maglia

s.maglia@tuttoambiente.it

Seguici anche su Facebook, Twitter, Linkedin, YouTube e Instagram!

© Riproduzione riservata


Condividi: