Nel corso del seminario scientifico tenutosi ieri, 29 gennaio 2020, a Milano e dedicato alla qualità dell’acqua potabile (“Acqua del rubinetto – 100% plastic free”), tra i diversi temi affrontati si è tratto anche dell’attesa Proposta di Direttiva del parlamento Europeo e del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Ormai datata 1 febbraio 2018, la sua pubblicazione è attesa per l’anno in corso.

In origine, infatti, la Direttiva 98/83/CE era l’atto legislativo appositamente concepito per proteggere le persone dagli effetti negativi derivanti dal consumo di acqua contaminata, garantendo che l’acqua destinata al consumo umano fosse salubre e pulita. Anche se la direttiva (di oltre trent’anni fa!) è stata attuata correttamente negli Stati membri, i parametri utilizzati per monitorare la qualità nel punto di consumo sono risalenti nel tempo.

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La proposta è la rifusione della direttiva 98/83/CE, successivamente modificata a più riprese nel 2003, nel 2009 ed infine nel 2015.

Nel complesso, la proposta è coerente con la legislazione costante dell’Unione in questo settore, in particolare la direttiva quadro in materia di acque (Dir. 2000/60/CE), la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (Dir. 2008/56/CE), la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (Dir. 91/271/CEE) e la direttiva sui nitrati (Dir. 91/676/CEE).

La revisione della direttiva rientra anche nel piano per la transizione verso un’economia circolare. Infatti, la proposta di revisione intende aiutare gli Stati membri a gestire l’acqua potabile in modo sostenibile ed efficiente sotto il profilo delle risorse: essa contribuirà, perciò, a ridurre non solo il consumo energetico e le perdite d’acqua evitabili, ma anche il numero di bottiglie di plastica in circolazione accrescendo la fiducia delle persone nella qualità dell’acqua di rubinetto.

In particolare, dagli studi condotti è emerso che – rispetto al passato – esistono quattro elementi che possono essere migliorati: l’elenco dei parametri; l’uso dell’approccio basato sul rischio; la trasparenza sulle questioni relative alle risorse idriche e l’accesso a informazioni aggiornate da parte dei consumatori; ed, infine, i materiali a contatto con l’acqua potabile.

Da ultimo, si sottolinea che ciò è pienamente in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in particolare con l’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 6 e il relativo traguardo “ottenere l’accesso universale ed equo all’acqua potabile che sia sicura ed economica per tutti”.

(MVB)

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