13/11/2015
Cambiamenti climatici
Galletti al meeting preparatorio di Cop 21
Roma, 10 novembre 2015, Comunicato stampa Ministero dell’ambiente – “«A Parigi ogni Paese dovrà venire con l’obiettivo di salvare il Pianeta: è un problema che riguarda tutti e nessuno dovrà restare a terra». Così il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti al termine della pre-Cop21 che si è tenuta a Parigi da domenica 8 fino a martedì 10 novembre.
Riunione preparatoria della vera e propria Conferenza delle Parti che si svolgerà agli inizi di dicembre nella capitale francese. Il ministro ha ricordato che per «l’Ue e l’Italia l’obiettivo resta quello di contenere il riscaldamento globale entro i due gradi. Continuiamo ad insistere affinché nell’accordo finale ci siano elementi quantitativi, il taglio di emissioni del 50% entro il 2050 e la neutralità delle emissioni entro fine secolo».
Ma durante le due settimane di lavori, dal 30 novembre all’11 dicembre, la delegazione italiana insisterà anche per l’inserimento nel testo conclusivo di un “riferimento” ad un obiettivo ancora più ambizioso: il contenimento del riscaldamento globale a 1,5 gradi, come richiesto da alcuni Paesi, in particolare le piccole isole che altrimenti rischiano di scomparire.
L’obiettivo italiano.
«Con la Cop21 si comincia un percorso e tutti dobbiamo essere disponibili a proseguirlo uniti, con obiettivi monitorati e controllati, che possono essere rivisti e migliorati nel corso del tempo.
Oggi la scelta di fissare l’innalzamento della temperatura globale sotto i 2 gradi è sufficiente, ma qui alla PreCop21 stiamo discutendo per inserire nel documento anche un riferimento a 1,5 gradi, perché non è poi certo che la soglia dei 2 gradi nel tempo sarà sufficiente a scongiurare i cambiamenti climatici».
«L’accordo di Parigi è reso impellente proprio dal fatto che ancora inquiniamo in maniera crescente – spiega Galletti –, ma siamo ottimisti, le cose stanno cambiando molto. L’ultimo accordo sul clima, quello di Kyoto, aveva visto la sottoscrizione solo dei Paesi che coprivano il 13% delle emissioni. Noi eravamo tra quelli e gli impegni presi li abbiamo rispettati. Anche se si tratta di impegni comunque limitati nella globalità. Oggi, a 18 anni di distanza da quell’accordo, ci apprestiamo ad andare a Parigi con contributi nazionali supportati da impegni già resi espliciti da parte di tutti i Paesi che coprono ad oggi il 95% delle emissioni mondiali. Dunque, dal 13% siamo passati al 95% e ci sono le condizioni per coprire il 100% o almeno avvicinarci molto a questo dato. La sensibilità verso questo problema, per fortuna, è assolutamente diversa e con tante implicazioni. Prima di tutto il grande messaggio che si trasmette all’economia mondiale: se tutti i Paesi si impegnano verso il raggiungimento di un determinato obiettivo, allora anche i mercati dovranno adeguarsi».
L’Italia su vincoli e sanzioni.
«La nostra posizione – ha aggiunto Galletti – è chiarissima: abbiamo firmato un accordo tra tutti i 28 Paesi europei che impone la riduzione di co2 entro il 2030 di almeno il 40% ed è un obiettivo vincolante, con sanzioni. Quindi, indipendentemente da quello che capiterà a Parigi, noi l’obiettivo lo abbiamo già fissato e andremo alla Cop21, sia come Paese che come Ue, chiedendo a tutti gli altri Stati di impegnarsi almeno quanto ci siamo impegnati noi e con le stesse garanzie che stiamo offrendo. Dunque, la nostra posizione è già concordata, si tratta di una posizione che ci vincola e ci permette di andare a Parigi dando il buon esempio, perché noi da questo punto non torniamo più indietro».
La posizione italiana.
«Andiamo a Parigi con l’idea che un accordo è indispensabile. C’è ancora molto da fare, ma già a questa Pre-Cop passi in avanti se ne sono fatti, molto tecnici ma se ne sono fatti” “I dati sugli effetti dei cambiamenti climatici – ha detto il ministro – sono purtroppo certi e noti a tutti. Sul tavolo abbiamo diverse ipotesi sul tavolo, un segnale fortissimo sarebbe l’istituzione di una carbon tax, ma con estremo realismo politico ritengo che non bisogna sottovalutare altri aspetti”.
Parigi rappresenterà comunque una svolta, il problema di fermare l’innalzamento della temperatura globale sotto i 2,7 gradi esiste, perché ancora non abbiamo in campo azioni che ci permettono di arrivare all’obiettivo ambizioso che avevamo fissato sotto i 2 gradi, ma un fattore fondamentale può essere la creazione di una governance del processo, con monitoraggio e revisione ogni cinque anni dei progressi compiuti, come anche la trasparenza, cioè sul mondo in cui questi dati verranno forniti dagli Stati».”. (GG)