A distanza di poche settimane, quando il Ministro dell’Ambiente annunciava che “un gruppo di lavoro costituito ad hoc dal Ministero dell’Ambiente ha realizzato le linee guida per la definizione di valori limite di emissione per le sostanze chimiche pericolose” (v. Valori limite PFas, verso le Linee Guida), arriva la notizia, resa nota dallo stesso Ministro nel corso di un’audizione in Commissione Ecomafie il 31 gennaio, che il danno ambientale da PFas (sostanze perfluoro alchiliche, utilizzate per rendere resistenti ai grassi e all’acqua i tessuti, la carta, i rivestimenti per contenitori di alimenti, detergenti per la casa) in Veneto, nelle Province di Vicenza, Verona e Padova, ammonta a 136,8 milioni di euro, cifra quantificata da Ispra. Il caso Pfas, si legge sul portale del SNPA, il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, “è scoppiato in Veneto nel 2013 a causa di una ricerca sperimentale condotta dal CNR e dal Ministero dell’Ambiente su potenziali inquinanti “emergenti”. Le analisi effettuate nel bacino del Po e nei principali fiumi italiani segnalarono la presenza di PFAS in acque sotterranee, superficiali e potabili“.

Il ministero potrà, quindi, costituirsi in giudizio per quella cifra tramite l’Avvocatura di Stato nel processo alla proprietà della Miteni di Trissino, ha segnalato il Ministro Costa.


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