Dopo il Parlamento europeo, il 17 giugno 2024 anche il Consiglio dell’Unione europea ha adottato la sua posizione di orientamento generale sulla revisione della direttiva quadro sui rifiuti, ponendo particolare attenzione ai rifiuti alimentari e tessili.

In particolare, per quanto riguarda il settore alimentare, l’approccio generale del Consiglio concorda con gli obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari entro il 2030 proposti dalla Commissione europea, ovvero -10% nella trasformazione e produzione e -30% pro capite nel commercio al dettaglio, nella ristorazione, nei servizi di ristorazione e nelle famiglie, e in più prevede la possibilità di fissare obiettivi per gli alimenti commestibili entro il 31 dicembre 2027. Gli obiettivi di riduzione alimentare saranno calcolati rispetto alla quantità generata nel 2020, ma verrà riconosciuta agli Stati membri la possibilità di utilizzare anche il 2021, 2022 o 2023 come anni di riferimento, poiché i dati per il 2020 potrebbero in alcuni casi non essere rappresentativi a causa della pandemia di Covid-19. Inoltre, il Consiglio ha ritenuto necessario sviluppare fattori di correzione per tenere conto delle fluttuazioni del turismo e dei livelli di produzione nella trasformazione e produzione alimentare.

Quanto al settore tessile, la proposta di revisione della direttiva quadro sui rifiuti prevede l’introduzione di regimi armonizzati di responsabilità estesa del produttore (EPR) che impongano ai marchi di moda e ai produttori tessili di pagare tariffe per contribuire a finanziare i costi di raccolta e trattamento dei rifiuti tessili. Il livello di tali tariffe sarà basato sulla circolarità e sulle prestazioni ambientali dei prodotti tessili (nota come ecomodulazione). Poiché prevenire gli sprechi è l’opzione migliore, l’orientamento generale prevede che gli Stati membri possano richiedere tariffe più elevate per le aziende che seguono pratiche industriali e commerciali di “fast fashion”. Il Consiglio, inoltre, riconoscendo il ruolo chiave degli enti dell’economia sociale (compresi enti di beneficenza, imprese sociali e fondazioni) nei sistemi di raccolta tessile esistenti, permette loro di mantenere e gestire i propri punti di raccolta separati e consente agli Stati membri di esentarli da determinati obblighi di rendicontazione per evitare oneri amministrativi sproporzionati.


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