Gli idrofluorocarburi (HFC) sono gas refrigeranti utilizzati in sostituzione dei clorofluorocarburi e degli idroclorofluorocarburi, dannosi in termini di riduzione dello strato di ozono. In realtà, all’aumento delle emissioni in atmosfera di HFC è corrisposto l’aumento dell’effetto serra, con la conseguente necessità della loro graduale eliminazione.

 

A tal fine, il Ministero dell’Ambiente ha siglato un Accordo di collaborazione tecnica con ISPRA per definire lo stato dell’arte in Italia in merito alle alternative non clima-alteranti agli HFC: oggetto di indagine sono stati la refrigerazione, la climatizzazione, le schiume, l’aerosol e i sistemi fissi di protezione antincendio, individuando per ognuno di essi gli HFC maggiormente impiegati, le sostanze e/o tecnologie alternative, i possibili punti di forza, le criticità del settore e le prospettive future.

 

ISPRA ha reso noto, tramite Comunicato Stampa, che da una prima ricognizione, a livello nazionale, emerge “un accelerazione verso i refrigeranti climate friendly, per effetto di strategie e logiche di mercato”, che hanno determinato, da parte dei distributori, l’aumento del prezzo degli HFC con potere climalterante, e la riduzione della disponibilità di tali gas sul mercato.

 

Le attuali alternative agli HFC, ossia i refrigeranti naturali (anidride carbonica, idrocarburi e ammoniaca) e i gas refrigeranti fluorurati di IV generazione (HFO), non sono, tuttavia, adeguate per tutti i settori: diversamente dagli HFC, in particolare, “il passaggio a queste alternative comporta nuove criticità legate a tossicità, infiammabilità, corrosività, alte pressioni di lavoro e perdite in termini di efficienza energetica”.

Bene, invece, la refrigerazione domestica, già passata ai refrigeranti naturali, mentre nella refrigerazione commerciale le alternative possibili dipendono dalla taglia e dal tipo di sistema.

Lo stesso non si può dire del condizionamento: è ancora lontano il passaggio ai refrigeranti alternativi, ed è sempre più difficile mantenere in vita le attuali produzioni, data la poca disponibilità e l’elevato costo.

Sono pronti a passare alle alternative, infine, i settori di schiume, aerosol e sistemi fissi di protezione antincendio.

 

Conclude, ISPRA, sottolineando che “sebbene l’Italia non sia produttrice di sostanze refrigeranti, notevole è l’impegno delle nostre imprese nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie e componenti nei settori che utilizzano gli HFC”.

 


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