19/12/2018
Oceani e sviluppo sostenibile
Parlamento UE sull'agenda per il futuro degli oceani
Il 10 novembre 2016, la Commissione europea e l’Alto rappresentante dell’Unione europea hanno definito un programma comune per il futuro dei nostri oceani, che propone 50 azioni per degli oceani sicuri, puliti e gestiti in modo sostenibile in Europa e in tutto il mondo. La comunicazione congiunta sulla governance internazionale degli oceani si basa sulla convinzione condivisa del fatto che il quadro di governance degli oceani debba essere rafforzato, che le pressioni esercitate sugli oceani debbano essere ridotte e che gli oceani del mondo debbano essere utilizzati in modo sostenibile (qui ulteriori approfondimenti). Tale comunicazione è parte integrante della risposta dell’UE all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, in particolare all’obiettivo di sviluppo sostenibile 14 (conservare e sfruttare gli oceani, i mari e le risorse marine in modo sostenibile).
In tale contesto, sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea C-458 del 19 dicembre 2018 è stata pubblicata la “Risoluzione del Parlamento europeo del 16 gennaio 2018 sulla governance internazionale degli oceani: un’agenda per il futuro dei nostri oceani nel contesto degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) per il 2030 (2018/C 458/02)“. Nella risoluzione il Parlamento dà atto, in primo luogo, che “la salute ambientale degli oceani è fortemente minacciata e rischia di subire danni irreversibili a meno che la comunità internazionale non intraprenda iniziative mirate e coordinate“, che “i 150 milioni di tonnellate di plastica che, secondo le stime, si sono accumulati negli oceani di tutto il mondo causano gravi danni ambientali ed economici, tra l’altro per le comunità costiere, il turismo, il trasporto marittimo e la pesca” e che tra le pressioni incombenti sull’ambiente marino “figurano i danni agli habitat e agli ecosistemi, l’accumulo di sostanze pericolose nei sedimenti e nei corpi idrici, il degrado delle barriere coralline, la presenza di specie invasive, l’inquinamento e l’eccesso di nutrienti, il traffico marittimo, lo sfruttamento delle materie prime e lo sfruttamento eccessivo delle specie marine, l’acidificazione e il riscaldamento delle acque dovuto al cambiamento climatico“.
Successivamente, accogliendo la predetta comunicazione congiunta sulla governance internazionale degli oceani e le azioni in essa proposte, riconosce la necessità di un approccio coordinato e integrato e invita la Commissione a dare seguito alla comunicazione pubblicando una relazione sullo stato di avanzamento delle misure previste e un calendario preciso per le misure future, stabilendo collegamenti tra tali misure e le iniziative europee e gli strumenti internazionali esistenti. Dopodiché chiede l’introduzione di un quadro normativo internazionale sulla lotta contro i rifiuti e l’inquinamento nucleari negli oceani e nei fondi marini, e sottolinea l’importanza della strategia per la sicurezza marittima dell’Unione europea (EUMSS), chiedendo alla Commissione di includere la sicurezza marittima nella politica esterna “tenendo presente che gran parte del commercio si svolge per via marittima, che più del 70 % delle frontiere esterne è costituito da frontiere marittime e che è necessario garantire la sicurezza dei passeggeri che transitano nei porti dell’Unione“. Evidenzia, poi, che secondo un recente studio del Parlamento UE le conseguenze ambientali dell’economia blu sono generalmente negative in termini di alterazione delle dinamiche costiere, inquinamento marino, eutrofizzazione, morfologia dei fondali e alterazione di habitat/ecosistemi/biodiversità.
La relazione tocca inoltre il problema dell’aumento delle emissioni derivanti dal trasporto marittimo, portando in evidenza dati preoccupanti: “persino il terzo studio sui gas a effetto serra condotto nel 2014 dall’OMI afferma che, a seconda degli sviluppi futuri nel settore economico ed energetico, si prevede un aumento delle emissioni marittime di CO2 pari a un valore compreso tra il 50 % e il 250 % nel periodo fino al 2050, mentre dallo studio del Parlamento del 2015 dal titolo «Emission Reduction Targets for International Aviation and Shipping» emerge che l’ulteriore rinvio di un piano d’azione dell’OMI per la lotta ai cambiamenti climatici potrebbe comportare un notevole aumento della quota delle emissioni marittime di CO2 nell’ambito delle emissioni globali di gas a effetto serra pari al 17 % per il trasporto marittimo entro il 2050“, sottolineando che “la navigazione, da sola, consumerebbe molte delle restanti quote di emissioni di gas a effetto serra finalizzate a limitare l’aumento della temperatura ben al di sotto di 2°C“.
Non mancano, infine, il riferimento all’attesa “futura strategia della Commissione sulla plastica nonché eventuali altri provvedimenti, incluso il piano d’azione annunciato di recente, volti a contrastare i rifiuti marini“, la richiesta di un “elevato livello di ambizione in relazione alla strategia sulla plastica nel quadro dell’economia circolare nell’ottica di affrontare adeguatamente il problema dei rifiuti marini alla fonte” e di “considerare la possibilità di introdurre in tutta Europa un sistema di deposito cauzionale per gli imballaggi monouso delle bevande, sul modello del sistema tedesco“.