27/03/2019
Gli inquinanti atmosferici in Italia
Analisi ISPRA del periodo dal 2008 al 2017
Emissioni inquinamento atmosferico ispra Qualità dell'ariaArriva dall’ISPRA l’Analisi dei trend dei principali inquinanti atmosferici in Italia (2008 – 2017), che va ad aggiornare l’analisi condotta cinque anni fa (riferita al periodo 2003 – 2012), estendendola a un maggior numero di punti di misura (qui il Comunicato Stampa).
Obiettivo dell’indagine, si legge sul portale dell’Istituto, è stato quello di verificare l’eventuale esistenza di un trend temporale statisticamente significativo nelle serie di dati dei principali inquinanti atmosferici (materiale particolato, ossidi di azoto e ozono) in Italia, nel periodo dal 2008 al 2017. Precisamente, si legge nel documento di analisi (datato marzo 2019) che gli inquinanti ritenuti prioritari, tenuto conto dei loro effetti e dell’entità delle loro emissioni, sono gas inorganici (biossido di zolfo, ossidi di azoto, monossido di carbonio, ozono), composti organici volatili (quali ad esempio benzene e formaldeide) e materiale particolato aerodisperso (o aerosol), una sospensione di particelle solide o liquide disperse in aria, di diversa dimensione e composizione in funzione della loro origine.
Sono emerse, in particolare, la larga prevalenza di casi in cui le concentrazioni di PM10, PM2,5 ed NO2 diminuiscono, e la mancata riduzione nei valori medi delle concentrazioni dell’ozono; i risultati, segnala ISPRA, “sono coerenti con quanto osservato recentemente in Europa“. Per quanto riguarda il materiale particolato, chiarisce l’analisi, a rallentare i progressi nella riduzione complessiva delle emissioni di particolato sono le emissioni provenienti dal riscaldamento degli edifici, a causa della forte penetrazione nel mercato dell’uso di dispositivi alimentati a legna o derivati. Tale processo è sostenuto dalle politiche europee finalizzate a ridurre gli impatti delle emissioni di sostanze climalteranti (la legna è considerata una fonte rinnovabile) ed è determinata dalla competitività economica per l’utente finale rispetto ad altre fonti. Non meno rilevante per le emissioni di inquinanti atmosferici è il settore dei trasporti di persone e di beni, che rappresenta la sorgente dominante di emissioni di ossidi di azoto e una delle principali fonti di particolato carbonioso, monossido di carbonio e composti organici volatili.
E’ importante segnalare, infine, che dallo studio emerge che in Nord America e in Europa, dove le emissioni da trasporto su strada sono diminuite negli ultimi 20 anni, la forte penetrazione, nel mercato dei due continenti, dei veicoli alimentati a gasolio ha rallentato il miglioramento, in particolare per quanto riguarda ossidi di azoto e materiale particolato: “anche i veicoli che rispettano gli standard emissivi più stringenti emettono più particolato e ossidi di azoto dei veicoli alimentati a benzina, in alcuni casi anche di generazioni precedenti, a parità di cilindrata, peso e stile di guida“.
In conclusione, lo Studio di ISPRA ha dimostrato che in diverse parti d’Italia a tutt’oggi vengono superati i valori limite e gli obiettivi previsti dalla legislazione, per il materiale particolato, il biossido di azoto, l’ozono troposferico e il benzo(a)pirene, e che gli obiettivi, più stringenti, dell’organizzazione mondiale della sanità sono ancora lontani dall’essere raggiunti. Nel quadro europeo, l’Italia con il bacino padano rappresenta ancora una delle aree dove l’inquinamento atmosferico è più rilevante.
Quale soluzione?
“La possibilità di conseguire gli obiettivi fissati a breve termine (ottenere, al più tardi entro il 2020 un significativo miglioramento della qualità dell’aria outdoor, che si avvicini ai livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, con la piena conformità alle norme vigenti) e a lungo termine (ridurre significativamente gli impatti sulla salute e sugli ecosistemi entro il 2030), è legata all’efficacia delle politiche energetiche, agricole e sulla mobilità, e alla loro integrazione nelle politiche nazionali e locali, che saranno adottate dagli stati membri ad integrazione delle misure già previste nei piani per la qualità dell’aria da adottare nel caso in cui i livelli in aria ambiente degli inquinanti, superino i rispettivi valori limite o obiettivo“.