Le Regioni non hanno accolto di buon grado le nuove norme per la valutazione di impatto ambientale introdotte dal D.L.vo 16 giugno 2017, n.104, reazione prevedibile, se si considera che della serie di emendamenti, proposti in sede di Conferenza Stato-Regioni, e dalle stesse presentati come “imprescindibili”, molti non sono stati accolti nel testo finale, approvato dal Consiglio dei Ministri il 9 giugno scorso.

Da qui i ricorsi alla Corte Costituzionale, finora promossi dalla giunta della Lombardia, dalla provincia autonoma di Trento e dalla Valle d’Aosta, che potrebbero aumentare fino al 4 settembre, termine ultimo per impugnare le norme.

Ad aprire le danze, deliberando l’impugnazione in data 3 agosto, è stata la giunta lombarda, contestando, la riduzione del potere di legiferare da parte delle Regioni con un aumento di competenze in capo allo Stato, il mancato coinvolgimento nella determinazione dei costi amministrativi ed una serie di disparità tra procedimenti di competenza statale e regionale.

Il 25 agosto anche la Provincia di Trento ha preso posizione, impugnando il provvedimento con riferimento alle norme in conflitto con le prerogative dello status di provincia autonoma, già state oggetto di osservazioni, poi disattese. La questione è quella del trasferimento alla competenza statale della VIA e della valutazione di assoggettabilità a VIA di progetti che erano in precedenza di competenza delle Province autonome e delle Regioni, quali, ad esempio, strade extraurbane, principali e secondarie.

Il 28 agosto è intervenuta la Valle d’Aosta, contestando, fra l’altro, l’obbligo di adeguamento cui è connesso, in caso di inerzia, “l’esercizio di un potere sostitutivo incidente in ambiti attribuiti alla competenza regionale”.

Sembra alle porte, infine, anche l’intervento della Sardegna. (LM)


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