12/12/2017
Programma nazionale prevenzione rifiuti
Solo gli urbani sono in linea con gli obiettivi di riduzione
Il Ministro dell’Ambiente ha presentato alle Camere, in conformità a quanto previsto dall’art. 180 del D.L.vo 152/2006, la Relazione recante l’aggiornamento al 31 dicembre 2016 del Programma Nazionale di prevenzione dei rifiuti, adottato nell’ottobre 2013 allo scopo di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione di rifiuti. Nello specifico, il Programma ha ad oggetto i rifiuti biodegradabili, quelli cartacei, da imballaggio, i RAEE ed i rifiuti da costruzione e demolizione. Il monitoraggio, ai fini del quale il Ministero si avvale di ISPRA, riguarda precisi obiettivi di riduzione al 2020 della produzione di rifiuti per unità di PIL (criterio cha misura l’efficacia delle misure di prevenzione intraprese), fissati con riferimento ai valori del 2010, quali il 5% per i rifiuti urbani, e per i rifiuti speciali pericolosi, ed il 10% per gli speciali non pericolosi.
Il conseguimento di tali obiettivi è perseguito tramite una serie di misure capaci di agire contemporaneamente su più flussi di rifiuti, individuate nella produzione sostenibile, nel Green Public Procurement (i cosiddetti “Acquisti verdi della Pubblica amministrazione,”), nel riutilizzo, così come nella diffusione dell’informazione, nella sensibilizzazione, nell’educazione, ed in strumenti di tipo economico e di promozione della ricerca.
La produzione di rifiuti urbani, che viene misurata anche in rapporto ai consumi delle famiglie, si attesta, nel 2015, a circa 29,5 milioni di tonnellate, dimostrando un calo complessivo, dal 2011, di quasi 2 milioni di tonnellate (variazione pari al -6%) nonché il rispetto dell’obiettivo di prevenzione fissato da Programma. Non si può dire lo stesso per i rifiuti speciali, della cui produzione (130,6 milioni di tonnellate nel 2014) si registra, invece, un significativo aumento, imputabile, per la maggior parte, ai non pericolosi; la produzione di rifiuti speciali pericolosi, invece, seppur aumentata, si attesta comunque a valori inferiori a quelli registrati nel 2012. Si deve considerare, in questo caso, l’elevata incidenza dei rifiuti non pericolosi prodotti dalle attività di costruzione e demolizione: essi costituiscono, infatti, ben il 41% del totale dei rifiuti non pericolosi prodotti nel 2014. Non si dimentichi, poi, che il dato di produzione dei rifiuti speciali è considerevolmente influenzabile dagli interventi normativi, si pensi alle modifiche delle discipline dei sottoprodotti, degli End of Waste: è su tali basi che si è provveduto ad aggiornare i dati di produzione relativi ad alcuni comparti produttivi, quale, ad esempio, l’industria alimentare, che producono materiale ad oggi qualificato come sottoprodotto. (LM)