Il Comitato economico e sociale europeo ha reso il proprio parere sulla “comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Azioni dell’Unione europea volte a migliorare la conformità e la governance ambientali” (COM(2018) 10 final), del 18 gennaio 2018, ossia un piano d’azione inteso ad accrescere la conformità alla normativa ambientale dell’UE e a migliorare la governance nel settore dell’ambiente.
 

Il Comitato osserva, in primis, che il piano d’azione della Commissione “denota, rispetto al livello attuale di degrado dell’ambiente, una grave carenza di ambizione e di mezzi”, concordando con la stessa sul fatto che “le attuali carenze minano la fiducia dei cittadini nei confronti dell’efficacia della legislazione europea”: servono “finanziamenti consistenti all’assunzione di personale supplementare incaricato di controllare l’attuazione della governance e della normativa ambientali”. Inoltre, “l’attuazione lacunosa, frammentaria e disomogenea della normativa ambientale europea rappresenta un grave problema in molti Stati membri dell’Unione europea”. Secondo il Comitato, infatti, la non conformità con il diritto comunitario dovrebbe essere affrontata tempestivamente e ad un livello adeguatamente alto, cosa che la Comunicazione non fa, limitandosi a livello di singoli Stati membri: “il piano d’azione non affronta le cause della non conformità diverse dalla confusione e dalla scarsa capacità, quali l’opportunismo e la mancanza di volontà politica. Se il sostegno agli Stati membri è senz’altro necessario, le misure non vincolanti previste dal piano d’azione non possono essere l’unica strategia per migliorare il rispetto della normativa ambientale”.
 

Rivolgersi agli Stati membri, quindi, non basta: l’attuazione della legislazione ambientale incontra “gravi difficoltà legate al persistere di determinati problemi, quali ad esempio il diffuso inquinamento delle risorse idriche, la scarsa qualità dell’aria nelle aree urbane, il trattamento insoddisfacente dei rifiuti e la scomparsa di specie e habitat”.
 

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Altra questione affrontata dal Comitato è quella della prevenzione dei danni ambientali, “privilegiando sempre una strategia di prevenzione anziché una di riparazione”: due delle cause della mancata applicazione delle norme sono “la debolezza dei meccanismi volti a garantirne il rispetto e la mancanza di una governance efficace a livello europeo, nazionale, regionale e locale (che si traduce tra l’altro in una mancanza di controlli)”, gli Stati membri e la Commissione devono garantire l’applicazione coerente e rigorosa della normativa ambientale, aiutandosi anche con “campagne di comunicazione volte a sensibilizzare le parti direttamente interessate e più in generale i cittadini, in modo che possano svolgere meglio il proprio ruolo di vigilanza e controllo pubblico”. Ed è proprio ai cittadini che deve, a tal fine, essere garantito “un accesso effettivo alla giustizia in materia ambientale”.
 

Da ultimo, il Comitato raccomanda che nel corso del Forum sulla conformità e la governance ambientali (proposto nel piano d’azione) “tre dei propri membri (uno per ogni gruppo) vi siedano con diritto di voto anziché con lo status di semplici osservatori”. Tale sede sarà occasione per instaurare un dialogo con le organizzazioni della società civile, osservatori critici “che vigilano sul rispetto dello Stato di diritto, del bene comune e della tutela dei cittadini”.


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