Sui rifiuti urbani benino l’Italia: l’Ue i numeri….
 
Nel 2016 sono stati in media 480 i kg di rifiuti urbani prodotti da ciascuna persona nell’UE. Non pochi (significa pur sempre che ogni giorno ciascuno di noi produce in media 1 ,3 kg di rifiuti!), ma comunque notevolmente in calo rispetto al picco di 527 kg registrato nel 2002, anche se superiore, sia pure di poco, ai 473 kg del primo anno di rilevazione, il 1995.Le differenze fra i diversi Stati membri sono notevolissime poiché, tornando ai dati del 201 6, si passa dai 777 kg/persona della Danimarca ai 261 della Romania.
 
L’Italia, con 495 kg/persona, si situa poco sopra la media UE. In media nei 28 Stati membri il 30% dei rifiuti viene riciclato, il 27% distrutto negli inceneritori, il 25% mandato in discarica e il 1 7% compostato. La percentuale di rifiuti riciclati o compostati è aumentata costantemente nel tempo, passando dal 1 7% del 1995 al 47% attuale. La Germania con il 66% è il paese che ricicla/composta la più alta percentuale di rifiuti, seguita dall’Austria (59%), dal Belgio (54%), dai Paesi Bassi (53%) e, buona quinta, dall’Italia con il 51%.
 
Per il nostro paese nel complesso una buona performance perché, a fronte di un incremento dei rifiuti prodotti rispetto al 2015 (da 486 a 495 kg/pro capite), è aumentata del 2% la quota destinata a compostaggio e riciclo e sono diminuite rispettivamente del 2% e dell’1% le percentuali dei rifiuti trattati conferiti in discarica e di quelli destinati agli inceneritori. Nuovi obiettivi su efficienza energetica e rinnovabili Il PE è pronto a negoziare obiettivi vincolanti con i ministri dei 28 Stati membri per portare al 35%, entro il 2030, sia l’efficienza energetica che la quota delle rinnovabili nel mix energetico totale e per fissare al 1 2% l’energia da fonti rinnovabili da utilizzare nei trasporti, sempre entro il 2030.
 
Per raggiungere questi obiettivi gli Stati membri sono invitati a fissare le necessarie misure nazionali per raggiungere gli obiettivi specifici stabiliti per ciascuno di essi. Inoltre entro il 2022, il 90% delle stazioni di rifornimento lungo le strade delle reti transeuropee dovrà essere dotato di punti di ricarica ad alta potenza per i veicoli elettrici. I regimi di sostegno alle rinnovabili derivanti dalla biomassa devono essere concepiti in modo tale da non incoraggiare un uso inappropriato della biomassa ove esistano impieghi industriali o materiali che offrono un valore aggiunto più elevato, in quanto il carbonio catturato nel legno verrebbe liberato se fosse bruciato per riscaldamento.
 
Il Parlamento vuole garantire che i consumatori che producono energia elettrica nei loro edifici (autoconsumo) abbiano il diritto di consumarla e di installare sistemi di stoccaggio senza dover pagare oneri, canoni o imposte. Per raggiungere gli obiettivi dell’”Unione dell’energia”, ogni Stato membro deve notificare alla Commissione un primo piano nazionale integrato per l’energia e il clima entro il 1 ° gennaio 201 9; a questo ne seguiranno altri, uno ogni dieci anni. La Commissione dovrà poi valutare questi piani nazionali integrati e formulare raccomandazioni o adottare misure correttive qualora ritenesse che i progressi compiuti siano insufficienti o che siano state adottate azioni insufficienti.
 
E ora cosa succederà? I negoziati con il Consiglio dell’Ue per arrivare a una norma condivisa potranno iniziare subito, dato che nel corso del 201 7 il Consiglio aveva già approvato i suoi orientamenti generali sull’efficienza energetica e sulle energie.
 
 
Al via il Programma di lavoro Pluriennale Life 2018-2020
 
Con la decisione di esecuzione (UE) 2018/2010 del 12 febbraio 2018 è stato adottato il Programma di lavoro pluriennale LIFE per il periodo 2018-2020 (MAWP 2018-2010), che tiene conto dei recenti aggiornamenti nella politica dell’UE, come il “piano d’azione per l’economia circolare” e il “piano d’azione per la natura, i cittadini e l’economia”.
 
Il documento specifica in che modo, nei prossimi tre anni, il programma LIFE – l’unico strumento di finanziamento dell’UE dedicato esclusivamente all’ambiente, alla conservazione della natura e all’azione per il clima – orienterà i candidati verso le priorità strategiche dell’UE, ripartirà il proprio bilancio complessivo (pari a 1. 657.063.000 euro) tra i settori prioritari dei due sottoprogrammi e tra i diversi tipi di finanziamenti, snellirà i passaggi amministrativi per la richiesta del cofinanziamento.
 
Il nuovo Programma di lavoro pluriennale LIFE, inoltre, delinea la metodologia che verrà utilizzata per la selezione dei progetti e i criteri di selezione ed aggiudicazione delle sovvenzioni, esplicitando anche i calendari indicativi sia per le sovvenzioni che per gli strumenti finanziari.
 
Tra i tanti cambiamenti introdotti nel MAWP 2018-2010 per semplificare il programma LIFE e, in particolare, le procedure di gestione delle sovvenzioni, è prevista la sperimentazione di un metodo a due fasi per la presentazione delle domande per i c.d. “progetti tradizionali” (basato su una “descrizione di massima”, seguita da una proposta progettuale dettagliata), alla luce di quanto avanzato nella valutazione intermedia del programma LIFE e dell’esperienza positiva maturata con i metodi a due fasi in altri programmi dell’UE.
 
Per il bando 2018, la procedura a due fasi sarà adottata per il solo Sottoprogramma Ambiente. Sulla base del riscontro ricevuto dai beneficiari, il metodo potrebbe essere esteso al sottoprogramma Azione per il Clima negli anni successivi.
 
Altri importanti novità del MAWP 2018-2020 per il sottoprogramma Ambiente riguardano la riduzione (da 87 a 42) del numero dei temi dei progetti che attuano le priorità tematiche di cui all’Allegato III del regolamento (UE) n. 1293/2013 e il riorientamento dei temi dei progetti in materia di governancee informazione. In merito a entrambi i sottoprogrammi, infine, con il nuovo Programma di lavoro pluriennale LIFE:
 
– è dato maggiore risalto alla necessità di prosecuzione, replica e/o trasferimento dei risultati dei progetti nella fase di aggiudicazione delle sovvenzioni;
– è incoraggiato l’ulteriore coinvolgimento degli enti privati sottolineando i vantaggi degli approcci “close to market” quale strumento per garantire la sostenibilità dei risultati dei progetti;
– è prevista l’introduzione dell’obbligo per i progetti di produrre effetti misurabili sull’ambiente o sui cambiamenti climatici in tutti i settori prioritari.
 
(A cura di M.A.Cerizza)


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